Un angelo poco convincente
PERCHÉ un titolo con un trattino? Perché la bella bionda cui si riferisce dice di chiamarsi Angela, anzi, «Angelà», dato che siamo a Parigi. E perché, staccando quell'«Angel», si vuol far pensare, come in un rebus, «Angelo», in omaggio a quella tanto frequentata tradizione cinematografica che vede gli Angeli scendere dai cieli per aiutare gli uomini, (si ricordi Frank Capra, si ricordi Wim Wenders). La bella bionda - Angela e anche Angelo - impedisce al protagonista, André un extracomunitario pieno di debiti, di gettarsi nella Senna, poi si dà ad aiutarlo in molti modi, alcuni del tutto illeciti per gli angeli, come la prostituzione in virtù della quale potrà lautamente fornire il suo protetto del denaro di cui ha bisogno. Fino al momento in cui quello stesso André si innamorerà di lei e lei di lui, nonostante non tardi molto il momento in cui a lei torneranno a spuntare delle ali che la faranno scomparire per sempre nel «cielo sopra Parigi». Lasciando ad André una nuova coscienza grazie alla quale, d'ora in poi, saprà vivere meglio, rispettando non solo se stesso ma gli altri uomini. Ci ha raccontato questa specie di favola Luc Besson arrivando qui al suo nono film: l'ultimo, sette anni fa, è stato il poco convincente «Giovanna d'Arco». Anche adesso fatica abbastanza a convincere. Nonostante qualche personaggio di contorno, l'azione si stringe quasi soltanto su quei due personaggi, André indeciso, impreparato di fronte alla vita, incapace di far fronte ai propri guai, Angelà perfino troppo disinibita date le sue origini celesti. Con un solo momento un po' vivace, quando fra i due nasce l'amore, anche se la soluzione poi finisce nell'ovvio. La regia di Besson, comunque, un pregio mostra di averlo, ed è quel bianco e nero con cui, trascurando i personaggi, ricrea di fronte ai nostri occhi una Parigi forse un po' da cartolina ma pronta a dispiegare con gusto le bellezze architettoniche del suo centro storico, a cominciare dai suoi tanti celebri ponti da cui la vicenda comincia e su cui alla fine si conclude, mentre nell'aria sembra di sentirli commentare dalle canzoni che, ai bei dì, li celebravano tanti gloriosi film francesi. Angelà è la top model danese Rie Rasmussen. Ha già fatto un po' di cinema, ma qui, alta quasi due metri, viso regolare, capelli biondi a casco, serve solo per far da contrasto con André, che, interpretato da Jamel Debbouze, è basso, bruttino, scuro scuro. Proprio una «strana coppia».