Cesare ok, ma non aveva quella chioma
Ma lo sceneggiato non è poi dispiaciuto troppo agli storici ai quali abbiamo chiesto un parere. Soprattutto dopo tante Rome di cartapesta e tanti falsi storici alle quali ci ha abituato il cinema. La grande produzione Hbo e Bbc con Rai Fiction ha avuto molto successo sulla tv via cavo americana (è stato l'ascolto più alto degli ultimi due anni) e anche in Inghilterra su Bbc1 e Bbc2. Ma nella versione italiana la Roma colorata e violenta del primo secolo avanti Cristo, nel passaggio cruciale dalla Repubblica all'Impero, è stata depurata delle scene hard. No all'incesto fra i due fratelli Ottaviano e Ottavia. Si glissa anche sulle immagini del giovane Ottaviano assalito dai predoni che gli rubano persino l'innocenza. Qualche ritocco pure sui nudi maschili, coperti per l'occasione. «Sono state del tutto inutili alcune scene di sesso - ha rilevato il professor Franco Cardini, storico medioevale — Ed è un peccato che la fiction sia stata vietata, perché proprio i giovani dovrebbero essere i maggiori fruitori di queste realizzazioni. Nell'insieme mi è sembrato un polpettone retrò, un remake dei kolossal anni Settanta. Molto veritieri però i ritratti di Cicerone e Catone, che erano davvero tanto noiosi. Ridicola invece l'avvio, nel quale un giornalista ha asserito che quell'epoca era più violenta della nostra. Falsissimo». Però il consulente storico Jonathan Stamp (responsabile di molte produzioni documentaristiche della Bbc) precisa: «La fiction riproduce con rigore la vita dell'antica Roma, i costumi, le pettinature, i rapporti fra le persone. Ma per quanto riguarda il racconto non ci può essere un'autenticità al 100 per cento. È pur sempre una fiction». Girata a Cinecittà, dove tra poche settimane prenderanno il via le riprese della seconda serie in dodici episodi di 50 minuti (il piano di produzione complessivo prevede 60 episodi da realizzare in 5 anni), «Roma» è costata 120 milioni di dollari per i primi 12 episodi (4 milioni e mezzo di euro sborsati dall'Italia) di cui la maggior parte investiti a Cinecittà. Quattro i registi, tra cui Michael Apted per le prime tre puntate e poi Julian Farino, Alan Coulter, Alan Poul e Timothy Van Patten. Tra gli attori italiani, Chiara Mastalli nei panni della schiava Irene, Manfredi Aliquò e Lidia Biondi. Ma che ne pensa un altro storico, Romolo Staccioli, docente di Etruscologia e Antichità Italiche a La Sapienza di Roma? «La prima puntata non mi ha entusiasmato. Forse c'è troppa fiction, anche se per accattivare il pubblico televisivo occorre lasciare spazio all'immaginazione. Mi ha colpito l'attore che interpreta Cesare: ha troppi capelli, quando si sa che l'imperatore era calvo e usava la corona di alloro proprio per nascondere la calvizie. Comunque il livello di questo lavoro è assai superiore a certe buffonate americane come "Troy" o "Alexander". Gli inglesi restano i migliori in questo genere». Per il regista Pupi Avati, che si è avvalso spesso della consulenza di Cardini per i suoi film, «in ogni caso le fiction storiche uniscono due fini, educano e divertono. Ma Olmi resta il migliore per le ricostruzioni dell'antico».