Uno show impeccabile ma gli arrangiamenti sono troppo uniformi
Sulle spalle (l'idea grafica è la stessa del tour 2004, cambia solo la collocazione), il nome della città che ospita il concerto. Ancona risponde senza esitazioni, uno scontato tutto esaurito al Palarossini per lo start della tournée globale: da qui a giugno quasi cinquanta show tra Italia e resto d'Europa, poi si vedrà. Eros ha operato anche sul mercato degli ingaggi, e la band si è rinnovata, con il bassista Reggie Hamilton a prendere il posto del fido Flavio Scopaz, e Curt Bisquera seduto alla batteria a lungo presidiata da Lele Melotti. Debutto senza rete anche per le nuove coriste: alla giovanissima Linda Schillaci tocca lo scomodo ruolo di Anastacia per «I belong to you» (se la caverà egregiamente), mentre Bridget Mohammed si cala nei panni di Tina Turner per il duetto di «Le cose della vita». E se Ramazzotti non si stanca di ripetere che per il live 2006 il lavoro primario è stato svolto sulla fluidità del suono, anche la produzione di scena è stata preparata con qualche ambizione: perché il maxischermo ad alta definizione alle spalle dei musicisti interagisce con delle speciali, sottilissime "reti" ottiche ai due lati del palco, riproiettando ed enfatizzando le immagini che commentano le canzoni: una novità assoluta per i set europei, neanche a dirlo frutto della tecnologia giapponese. Con effetti a volte vagamente psichedelici, altrimenti documentaristici: e con il faccione del Nostro che incombe su tutto e tutti, smisurato e sognante. In un caso, quello del prossimo singolo «Bambino nel tempo», appaiono scampoli del video, con Eros in moto in un paesaggio costiero che potrebbe essere indifferentemente la California o Torvajanica, lui un easy rider meditabondo, ma certo di superare la prova del palloncino. Inevitabilmente, l'ossatura dello show (9 canzoni su 24 in scaletta) è costituita dalle canzoni dell'ultimo cd «Calma apparente»: a partire da «L'equilibrista», con Ramazzotti seduto al piano, fino a «La nostra vita» (con coda corale, intinta nel gospel), che quasi lo chiude, più di due ore dopo, prima dell'inno «Più bella cosa», e di bis importanti come «Sta passando novembre» (l'elegiaco omaggio a una ragazza senza più voglia di vivere), la sensuale, luciferina «Fuoco nel fuoco» o «L'ombra del gigante», troppo movimentata per convincere i fans ad andarsene a casa. Nel mezzo, immancabili i classici: «Un attimo di pace», il pamphlet della crisi personale; «Terra promessa» (con un'introduzione molto rockettara), legata con «Una storia importante» e «Adesso tu»: Eros si ostina da anni a comprimere in un medley le tre cose leggendarie della sua carriera, e forse è un errore. Luminosa (e non solo per gli effetti cosmologici sullo schermo) la versione acustica de «L'aurora», contagioso il rhythm & blues di «Se bastasse», mentre «Un'emozione per sempre» è la solita, insidiosa polaroid di ogni amore consumato. Ramazzotti viaggia sul velluto. A volte anche troppo. Lo show è impeccabile, ma qui e là gli arrangiamenti paiono troppo uniformi. Mancano ancora le discese ardite e le risalite, in questa calma apparente. Ste. Man