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McDougall: «Sesso o storia, sul set l'importante è il realismo»

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Pertanto, chi si aspettava dal mago delle serie tv di maggior successo, quali «Sex and the City» e «Desperate Housewives», retroscena al pepe sui comportamenti delle varie Sarah Jessica Parker e Kim Katral, piuttosto che sulle liti tra Teri Hatcher e Marcia Cross, o sullo snobismo di Felcity Huffman, fresca nominata all'Oscar per «Transamerica», è rimasto a bocca asciutta, l'altro giorno, al master class del regista britannico Charles McDougall, organizzato dalla direzione del Festival Internazionale del Cine di Mar Del Plata. «Tutto quello che mi interessa è raccontare con immagini che si propongano nel modo più realistico possibile - ha osservato Charles McDougall - sia che debba realizzare un film per il grande schermo, sia una fiction-tv. Per centrare questo bersaglio conosco un solo metodo: lavorare come un pazzo dalla sceneggiatura, alla post-produzione». Perché pensa che cinema e tv abbiano bisogno di realismo? «Realismo vuol dire aderenza alla verità delle vicende che si raccontano con le immagini e questo coinvolge molto il pubblico. Inoltre, nel tempo della comunicazione massiva non è facile informarsi perché i media seguono in maggior parte le verità ufficiali. Spesso, tocca ai film fare controinformazione, sia che il soggetto sia politico, sia che riguardi il comportamento sessuale in una grande città». Dedica molto tempo alla ricerca? «Se devo raccontare la strage allo stadio Hillsborough Shefield, nell'89, quando un centinaio di tifosi morirono schiacciati prima della semifinale di Coppa tra Nottingham Forest e Liverpool, o il massacro dei manifestanti irlandesi da parte dell'esercito britannico a Londonderry, nel '72, nel mio film "Sunday", piuttosto che le riunioni di 4 femmine ringalluzzite nei bar alla moda di New York, il mio lavoro ha sempre lo stesso inizio: una documentazione minuziosa dei luoghi, dei fatti e dei personaggi. Nessuno mi perdonerebbe un errore nel caso delle vicende di sangue, così come tutti se ne accorgerebbero se mostrassi in maniera falsa una città amatissima come New York. Durante le riprese, inoltre, piazzo sempre due macchine e faccio molto uso di zoom, così che gli attori non sanno mai chi stiamo filmando. Tutto questo fa alzare il livello realistico del racconto». Con «Hillsborough» ha vinto 37 premi internazionali, «Sunday» le valse il Prix Italia e scatenò roventi polemiche in tutto il mondo, «Sex and the City» è stato venduto in 150 Paesi. Quale sarà il suo prossimo lavoro? «Presto andrò in Irlanda, a girare una fiction-tv di 10 ore per la Tv Show Time su Enrico VIII giovane: sarà un re atletico, violento e, naturalmente, avido di sesso. Potete scommetterci, sara' un Enrico VIII molto realistico».

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