Libri e film scomodi La sinistra li rimuove

Tutt'al più, conoscono un brevissimo momento di notorietà, ma escono subito dai circuiti, finendo al macero o in un fondo di magazzino. Esiste ed opera, da noi, una «linea di picchetto» sempre all'erta, pronta a rimediare alla più piccola smagliatura prodottasi nell'editoria o nel settore cinematografico. È diventata una rarità bibliografica il libro «L'oro di Mosca — La testimonianza di un protagonista» (Baldini & Castoldi, 1993), autore il deputato dell'allora Pci Gianni Cervetti. La ricorrente polemica sui finanziamenti del Pcus ai "correligionari" italiani, trova nelle pagine di Cervetti una clamorosa conferma. Qual è il passo più significativo del libro, su una missione a Mosca, nel gennaio del 1976? State a sentire. «Al termine dell'incontro, esaurita la parte politica, Ponomariov (Boris Nicolaievic Ponomariov, del dipartimento internazionale del Pcus) prese un foglietto di carta e una matita bene appuntita traendoli dai rispettivi contenitori da tavolo, scrisse qualcosa e me la mostrò. Lessi la cifra di cinque milioni. Si doveva intendere di dollari. Ponomariov accompagnò i gesti con brevi parole dalle quali si desumeva che la somma valeva per l'anno appena iniziato e che si trattava di uno sforzo considerevole di solidarietà, il più cospicuo possibile. Per parte mia feci un cenno di assenso con il capo e aggiunsi una frase di ringraziamento. Subito dopo mi accomiatai». Nel 1976, l'Urss era una superpotenza nemica della Nato, di cui l'Italia faceva parte. Particolare trascurabile, evidentemente, per la parte politica in causa, al soldo di Mosca. Non figura più nelle vetrine e negli scaffali delle librerie l'opera di Valerio Riva «Oro da Mosca», contributo più recente ai finanziamenti, anno per anno, al Pci. Si fanno scoperte sorprendenti, perché rivoli di dollari finirono anche al partito comunista degli Stati Uniti (avete letto bene), per cui il sempre vituperato senatore McCarty non era, in definitiva, un maniaco visionario e un cinico persecutore. Ancora. Provate a cercare «Il grande terrore», sulle purghe staliniane, dell'inglese Roberto Conquest, uno dei più importanti studiosi del comunismo: testo fondamentale, introvabile. Di Conquest — significativamente a cura della Fondazione Liberal — è «Racconti di dolore — Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica», sul sistematico sterminio dei Kulaki, i piccoli proprietari. Quante le vittime? Da cinque a otto milioni. Un genocidio, che è meglio ignorare. È sempre difficile la disponibilità di testi come questo, perché le tragedie del secolo ventesimo sono interpretate dalla editoria italiana a senso unico. Passiamo ad altro. È un assioma per la sinistra che il DC-9 precipitato a Ustica il 27 giugno 1980 fu in realtà abbattuto da un missile, durante un combattimento aereo tra jet militari (americani? francesi? libici?). Sull'argomento, esiste un libro — altra rarità — di Giuseppe Zamberletti: «La minaccia e la vendetta — Ustica e Bologna: un filo tra due stragi» (editore Franco Angeli, 1995). Zamberletti, all'epoca sottosegretario agli Esteri, si trovava a Malta il 2 agosto 1980, quando scoppiò la bomba alla stazione di Bologna. L'Italia aveva "garantito" Malta e i libici erano stati espulsi dall'isola. «Deinde ira», di Gheddafi (oggi di nuovo alla ribalta con le sue tirate ricattatorie anti-italiane). Che cosa organizzò, per ritorsione, il Mukhabarat (servizio segreto) libico, responsabile, qualche anno dopo, della tragedia di Lockerbie, l'aereo della Panam con i suoi 259 morti? Perché l'estate del 1980 venne funestata da tragedie come quelle di Ustica e di Bologna e turbata da oscuri episodi come il Mig libico precipitato nella Sila? Si avverte un brivido, leggendo il libro di Zamberletti, pubblicato da un editore minore e puntualmente sparito, come tanti altri. E veniamo ai film "non graditi", senza dimenticare che quelli sui lager nazisti non si contano, al pari degli sceneggiati televisivi. È uscito dai circuiti cinematografici e dei netw