«L'emozione più forte? Ero l'unica regista donna in gara»
Ma in procinto di prendere il volo per Roma, la Comencini, ieri da Los Angeles, ha fatto trapelare solo un pizzico di inevitabile amarezza. Cristina Comencini, come sta vivendo questa sconfitta per il cinema italiano? «La cosa importante è essere stata accolta in questo ambiente, in questa fantastica comunità hollywoodiana. I pronostici vedevano il film «Tsotsi» favorito fin dall'inizio, con il palestinese «Paradise Now», ma anche il nostro, «La bestia nel cuore» aveva buone chance. In ogni proiezione o evento, qui in America, il nostro film è stato molto amato. Tutti e cinque erano molto belli, però c'era una grande voglia di dare l'Oscar al sudafricano. Ma la cosa che conta di più qui è la nomination che ci ha permesso di stare in mezzo a gente di livello incredibile. Come si fa a essere dispiaciuti per una sconfitta, quando i perdenti sono tutti grandi registi, attori, scrittori? Mi hanno fatto sentire parte integrante di questa comunità, è un atteggiamento che in Italia dovremmo imparare a mostrare più spesso. È un'esperienza che mi rimarrà nel cuore e non vivo certo come una sconfitta». Qual è stato il momento più emozionante? «Entrare nella sala insieme ad un parterre di eccezione mondiale. Il batticuore quando hanno aperto la busta è stato forte. Poi è passato subito. Ho conosciuto da vicino il regista palestinese, Hany Abu-Assad. Siamo diventati amici. È una persona molto dolce e tenera. Molto educata. Qui, attori e registi si sostengono a vicenda. In Italia non é così. Forse, perché si fa poco cinema e tutto diventa troppo competitivo. Sono orgogliosa di avere rappresentato il cinema italiano, per il quale c'e qui una grande curiosità. Gli italiani devono seguire da vicino i loro film all'estero, non è un problema di soldi, ma di attenzione a determinati iter, come quello di designare subito il film per gli Oscar. Ringrazio il ministero dei Beni Culturali, il ministro Buttiglione e il direttore Blandini, per averci sostenuto subito e prima di altri in quest'avventura». È d'accordo con la scelta dei vincitori? «Il film che avrei fatto vincere anche io è «Crash». Le lady registe sono poche, solo attrici o qualche produttrice e qui avvertono molto questa mancanza. Mi sarebbe piaciuto vincere per fare il mio discorso sulle donne. Sul tappeto rosso sembrava di essere in un film di Fellini. Tutti volevano sapere cosa si prova ad essere l'unica signora in concorrenza con quattro registi uomini, mi sentivo ammirata». Quali saranno i prossimi progetti? «Il film uscirà in Usa il 17 marzo. La nomination è stata di grande aiuto e la pellicola è stata venduta in tutto il mondo. In Italia, il mio libro è tornato in classifica e il dvd sta andando a ruba. A Hollywood, sono entrata nella squadra della Creative artist agency, la più potente agenzia di talenti cinematografici e letterari degli States, che vanta tra gli altri Tom Cruise e Spielberg. Da venerdì, inizierò al teatro Valle di Roma le prove per la commedia «Due partite», con Isabella Ferrari, Margherita Buy, Angela Finocchiaro e Marina Massironi. Ad aprile, ci sarà il mio esordio alla regia teatrale».