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Noir tricolore ad alta tensione

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UN «NOIR» italiano. A basso costo ma a alta tensione. Ne sono autori Antonio e Marco Manetti che si definiscono da qualche tempo i Manetti Bros e che, fra le tante loro attività, al cinema si sono già fatti conoscere con «Zora la vampira» un horror con qualche pretesa. Qui sono riusciti a mettere insieme molti di quegli elementi che concorrono a fabbricare le paure. Intanto un'ascensore che si blocca con tre persone dentro, una di queste però, tale Mancini, una specie di bandito, ha con sé una bomba a orologeria che se non fa in tempo a portarla a destinazione gli esplode lì facendolo saltare in aria con i suoi due ignari compagni di sventura. Poi i fatti che hanno portato al blocco di quell'ascensore. Non è un guasto causale, lo ha architettato dall'esterno un altro della banda che ha dei motivi per voler morto Mancini. Poi le ragioni per cui Mancini è su quell'ascensore: la necessità di far saltare in aria il piano 17 dell'edificio dove ci sono dei documenti compromettenti per una impiegata di banca, inizialmente complice della banda per una loro rapina, e adesso pronta a ricattare Mancini con un video in cui la sua impresa è rimasta impressa se non andrà a distruggere proprio quei documenti... Con questo schema, e con questi antefatti, il resto. Che per un verso è dipanato anche per illustrare i precedenti delle altre due persone bloccate in ascensore, la bella segretaria-amante del dirigente dell'azienda con sede in quell'edificio, un mite e onesto impiegato di quella stessa azienda, e per un altro serve a spiegare le motivazioni del tranello in cui il protagonista è finito, con tutti i retroscena della banda di cui fa parte. Un congegno bene organizzato, con gli eventi abilmente snocciolati uno di seguito all'altro, tornando anche brevemente indietro nel tempo e con caratteri dei personaggi, specie i tre principali, analizzati con furbizia per farci saper tutto di loro solo a poco a poco, con alternarsi di rivelazioni e di sorprese. Mentre l'ansia di quella situazione claustrofica è ritmata non solo dal passaggio del tempo su un orologio che avverte quanto manca all'esplosione della bomba, ma da tutta una serie di episodi di contorno fabbricati al solo scopo di ritardare l'uscita dei tre dall'ascensore e, dopo, anche con una furiosa sparatoria finale. Tutto, forse, è un po' facile, con il rischio qua e là di un meccanismo un po' epidermico, ma gli effetti voluti non si fatica certo a raggiungerli e l'ansia, quando la si pretende dilaga . I tre dell'ascensore, tutti già noti al cinema e in Tv sono Giampaolo Morelli, il bandito, Elisabetta Rocchetti, la segretaria, Giuseppe Soleri, l'impiegato. Convincono. G. L. R.

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