Maffoni: «Il mio mestiere? È farmi conoscere»
Sono questi i dischi che mi hanno accompagnato durante il Festival». Riccardo Maffoni è uno springsteeniano a Sanremo. Ha voglia di raccontarsi, dopo la vittoria nella categoria giovani, dove in finale ha battuto Simone Cristicchi. Un'affermazione che deve averlo colto di sorpresa, perché, travolto dall'emozione, sul palco praticamente non riusciva a parlare. Per lui la musica è un sogno. «Amo suonare scrivere canzoni. Sanremo è stato un momento magico della mia vita che spero mi abbia dato la possibilità di suonare ancora di più. Perché il vero motivo per cui sono venuto qui è proprio questo: fare concerti». Con la sua «Sole negli occhi», il cantautore bresciano 28 enne, brano rock con venature pop è riuscito a conquistarsi il pubblico sanremese. E non solo. Agli addetti ai lavori era già saltato agli occhi per aver partecipato come supporter alle tournee dei Nomadi, Pfm, Van Morrison e Alanis Morissette. Quali artisti hanno influenzato la sua formazione musicale? «La mia formazione è rock, rock americano. Però gli ascolti che faccio vanno a periodi. C'è stato il momento dell'hard rock, e quello del rock'n'roll. Ora sto ascoltando principalmente cantautori italiani, e il pop inglese. Passioni a parte la cosa importante è ascoltare quanta più musica possibile per crescere e dunque non restare fermi e ancorati a un solo genere». Prima di approdare a Sanremo ha partecipato a diverse rassegne musicali. Le sono state utili? «Direi proprio di sì. Le ho fatte per farmi notare dagli addetti ai lavori: visto che facevo tutto da solo, suonando con la chitarra nei locali, avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano. Partecipare a questi premi è stato fondamentale: a Recanati, per esempio, ho incontrato il mio discografico». Come è riuscito ad arrivare a partecipare a Sanremo 2006? «È la quarta volta che ci provavo. L'anno scorso avevo appena pubblicato il mio disco "Storie di chi vince a metà". Ero riuscito ad arrivare nei primi cinquanta, poi mi hanno scartato». Una sua canzone, «Uomo in fuga», è stata usata per celebrare Pantani. Come è successo? «L'avevo scritta nel 2001, e non era una canzone dedicata a Pantani. La Fondazione Pantani dopo averla ascoltata mi ha chiesto di poterla usare come inno e come titolo del libro a lui dedicato. Ora, la Colorado è interessata al pezzo per il futuro film su Pantani». C'è un artista con il quale le piacerebbe collaborare? «Vorrei tanto che una mia canzone la cantasse Loredana Bertè. Poi certo mi piacerebbe scrivere con Vasco ma per il momento sono solo sogni». Cosa si aspetta dopo Sanremo? «La ripubblicazione di "Storie di chi vince a metà": conterrà due brani nuovi, quello del Festival e un altro inedito, e sarà venduto al prezzo speciale di 10 euro. E poi si vedrà». Car. Gua.