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MASSIMO Giletti, per lei, da anni impegnato con la televisione, l'«Arena di Domenica In» è un bel successo.

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I punti di vista sono tutti rappresentati. Cerco di instaurare sempre un confronto serrato e civile. Ieri in occasione della 56.ma edizione di Sanremo abbiamo affrontato un problema caro a tutti: le canzoni e le polemiche che accompagnano ogni festival». Perché fa la televisione? «È stata una mia passione da sempre. Devo molto a Giovanni Minoli, attuale direttore di Rai Educational. Sono laureato in giurisprudenza potevo fare il magistrato. Ma negli anni novanta mi sono appassionato tantissimo ai programmi di Minoli. Ho capito che la mia strada poteva essere il giornalismo. E dopo tanti colloqui con Giovanni sono riuscito ad ottenere un contratto come giornalista nella redazione di "Mixer". Ho realizzato inchieste reportage ritratti di grandi politici italiani». E poi il suo percorso televisivo è cambiato? «Non sempre si riesce a fare quello che si vuole. Sono contento comunque di come è andata la mia situazione professionale. Tanti programmi di successo da "Mattina in famiglia" ai "Fatti vostri". Altro incontro fondamentale, con Michele Guardì». Che cosa le ha insegnato tanta esperienza? «Queste esperienze non mi sono servite solamente per crescere come persona ma anche per poter valutare con più obiettività tutto il panorama televisivo. E le tante occasioni professionali che mi si sono via via presentate. Amo questo lavoro cercherò di farlo per tanti anni ancora». Ha un buon rapporto con la sua famiglia? «Sì, sono nato a Torino e sono l'ultimo di tre figli. I miei fratelli sono più grandi di me di sette anni e sono gemelli. Non è stato semplice aver due fratelli più grandi. Ho dovuto sempre lottare per cercare di restare aggregato a loro». È molto religioso? «Sì. Non è un mio vanto. I miei viaggi a Lourdes risalgono a tanti e tanti anni fa con mia nonna. Credo si giusto aiutare gli ammalati. È un fatto di umanità. Penso di averla e di regalarla gli altri». E la sua adolescenza la ricorda con piacere? «Certo. Un'adolescenza tra Torino e la campagna di Biella. Il mio periodo estivo voleva dire lavorare in fabbrica dalle ore otto a mezzogiorno. Biella è un paese piccolo, e i divertimenti non sono molti e le serate le passavo con gli amici a parlare di donne e motori oppure a guardare la televisione». Come vede il futuro professionale e umano di Massimo Giletti? «Tanto lavoro e, perché no, forse anche una famiglia. A volte ci penso ma mi sembra ancora troppo presto. Nel mio tempo libero mi alleno come calciatore nelle file della nazionale attori e cantanti. Sono un gran tifoso della Juve. Anche ieri con il Lecce è andata benissimo. Il traguardo sarà sicuramente un altro scudetto».

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