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Per «Al posto tuo» molti sbagliarono Alla fine se la presero solo con me

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Dopo tre anni di assenza dal piccolo schermo Alda D'Eusanio si ripropone come padrona di casa de «Il malloppo», il game show condotto da Pupo la scorsa estate che andrà in onda la domenica fino a maggio inoltrato. «Un'esperienza nuova per me che non ho mai giocato neppure a carte ma che ho accettato volentieri», puntualizza la D'Eusanio. Personaggio molto contestato durante la gestione di «Al posto tuo» che fece gridare allo scandalo associazioni per la tutela dei minori per alcuni contenuti ritenuti scabrosi in fascia protetta, al punto da essere penalizzata con una multa da 50 milioni di vecchie lire, oggetto di polemiche per la sua amicizia, mai rinnegata per l'ex leader del PSI Bettino Craxi, oggi Alda d'Eusanio fa sentire la propria voce. E mentre allora non ebbe la possibilità di difendersi, adesso fornisce la propria versione dei fatti. Cominciamo da «Al posto tuo». Ma lei non doveva tornarne al timone già due anni fa? «Accettai l'offerta dell'allora direttore generale della Rai Flavio Cattaneo che mi chiese di riprendere la conduzione e mi contrattualizzò per due anni. Ma il responsabile di Raidue, Massimo Ferrario mi fece sapere che il mio personaggio non rispecchiava i valori del Nord ai quali la rete doveva ispirarsi e mi bocciò. Ho atteso pazientemente due anni senza polemizzare ma anche senza lavorare pur essendo pagata». Le accuse contro di lei, quando gestiva «Al posto tuo» riguardavano la presenza di contenuti non adatti al pubblico infantile. «La registrazione del programma con ampio anticipo sulla messa in onda e la supervisione successiva consentivano a funzionari e responsabili di conoscere prima i contenuti e gli ospiti che invece io conoscevo solo poco prima di entrare in studio. Mi sono state addossate responsabilità estranee al mio ruolo». Tutti contro di lei? «Io, figlia di contadini, ho lavorato molto per arrivare alla Rai, azienda alla quale sono molto grata per avermi consentito una brillante crescita professionale. È stata proprio la mia solitudine a farmi prendere di mira. Non dimentichiamo poi il peccato originale che mi marchiava: l'amicizia con Bettino Craxi che non ho rinnegato nel periodo della sua disgrazia. Ho pagato un prezzo molto alto». Però nel suo ex programma «Al posto tuo» c'erano ospiti gigolò, cubisti, con l'aggravante di quella maglietta con l'ambigua scritta «Dalla»... «La maglietta fu acquistata con i soldi della Rai con un gruppo di altre su cui erano stampate poesie di Neruda ed altri messaggi che io ritenevo postivi per i giovani. Volevo dimostrare che ci sono obbiettivi professionali ed umani molto più importanti del rincorrere il mestiere di spogliarellista o di gigolò, sdrammatizzando il sesso. I telespettatori non hanno protestato come invece hanno fatto il Moige e l'Osservatorio per i diritti dei minori soprattutto quando si disse che avrei ospitato un bambino per fargli scegliere il nuovo compagno della madre separata. Quella puntata fu registrata 15 giorni prima di andare in onda». Che evoluzione ha avuto la Tv durante la sua assenza? «La televisione, soprattutto pubblica, è lo specchio della vita politica del paese più ancora che della realtà sociale. La velocissima fruizione dei programmi ha come conseguenza la ricorsa all'audience con la creazione di modelli come il fenomeno Lecciso. Ben vengano i reality show, purché abbiano un contenuto. Ma finché bisognerà fare i conti con la concorrenza, non riusciremo mai a liberarci dalla schiavitù dell'Auditel».

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