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La beneficenza diventa una seconda carriera No alle «maratone», meglio le iniziative private

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In un'epoca in cui l'antico detto latino «homo homini lupus» sembra essersi espanso a macchia d'olio, grazie anche alla nuova barbarie dei reality show, è scoppiata una potente voglia di solidarietà che adesso si trova a fare i conti con una realtà sociale e politica di difficile gestione internazionale. Alle lunghe maratone di beneficenza in diretta Tv, si sta sostituendo l'impegno personale, continuativo e duraturo nel tempo, assunto da personaggi famosi come Renzo Arbore, Lino Banfi, Maria Grazia Cucinotta, Giobbe Covatta. Che garantiscono l'affidabilità del proprio nome in operazioni senza ombre, mentre in altri casi qualche personaggio potrebbe andare incontro a sorprese sgradevoli: sopratutto per chi elargisce denaro e chi dovrebbe riceverne. La nuova tendenza della «pietas» di antica memoria, che trasforma i Vip in testimonial umanitari per associazioni finalizzate a rendere meno dura l'esistenza di chi soffre, ha oltrepassato i confini nazionali: «Da sei anni sono ambasciatore dell'Unicef nel mondo - dice Lino Banfi - ed ho affrontato tre "missioni" umanitarie in Eritrea dove sono in costruzione sei scuole per bambini, e in Angola per favorire la vaccinazione di massa sempre dei bambini. Mi sono sottoposto ad innumerevoli vaccinazioni per evitare malattie endemiche. Ed ho dovuto adeguarmi, alla non più giovane età di settant'anni, a condizioni di precarietà totale. Niente alberghi a cinque stelle, insomma, ma alloggi di fortuna in piccolissimi paesini dove si dorme nelle missioni religiose e si condivide per giorni e giorni la vita miserrima delle persone che noi cerchiamo di aiutare. Niente auto di lusso ed autostrade, ma viaggi di ore su stradine squassate in veicoli antidiluviani. E adesso con le nuove emergenze internazionali bisogna fare i conti anche con i rischi politici e religiosi che potrebbero sorgere dalla considerazione che non tutti in quei paesi lontani vedono di buon occhio la nostra azione di solidarietà». Sono le difficoltà che incontrano anche altri testimonial di associazioni che operano nell'Africa nera, come Giobbe Covatta, che segue da vicino l'Amref. Nell'ambito nazionale, ma non solo, opera Renzo Arbore, testimonial da ben 22 anni de La lega del filo d'oro, il cui scopo è di assistere bambini sordi muti e ciechi. «La lega del filo d'oro dispone di tre sedi in tutt'Italia di cui una a Lasmo in provincia di Ancona ed una a Molfetta in Puglia - afferma Arbore - Spesso ospitiamo, a rotazione di sei mesi in sei mesi, anche adulti con le medesime patologie per alleviare l'improba fatica di chi deve accudire tali persone nelle dimore domestiche. L'associazione - continua Arbore - organizza anche manifestazioni in tutt'Italia con il fine di raccogliere fondi per il mantenimento dei tre istituti ed abbiamo anche una rivista periodica dal titolo "I trilli nell'azzurro" con il compito di aggiornare sull'impiego delle risorse umane ed economiche a disposizione», conclude Arbore che recentemente ha donato al Comune di Roma 500 copie del suo ultimo disco per distribuirle ai meno abbienti della nostra città. Alla gratificante opera umanitaria fa da contraltare la difficoltà di conciliare gli impegni presi come testimonial con quelli della propria attività professionale. Nel regno dei testimonial eccellenti ci sono anche Raimondo Vianello e Sandra Mondaini le cui apparizioni in salotti televisivi hanno l'esclusivo scopo di raccogliere fondi per l'Airc, associazione per la lotta ai tumori del professor Veronesi. Guariti ambedue dalla malattia, i coniugi più prestigiosi della tv si dichiarano onorati di poter rappresentare la testimonianza vivente di come la ricerca oggi possa sconfiggere l'ex male del secolo. Anche il nome di Maria Grazia Cucinotta è legato ad iniziative b

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