Huppert, potere e fragilità per Chabrol
Oltre al già apprezzato «Find me Guilty» di Sidney Lumet, con Vin Diesel, sono intanto passati ieri altri due film in concorso. «Isabella», pellicola diretta dal cinese Pang Ho-Cheung e ambientata nel periodo in cui fu trasferito il potere da Macao alla Repubblica popolare cinese, dove s'intreccia la storia di Shing, poliziotto in crisi professionale e sentimentale che trova conforto tra le braccia di una giovane donna, che scoprirà poi essere sua figlia. Di tutt'altro genere è invece la raffinata «L'ivresse du pouvoir» (L'ebbrezza del potere) di Claude Chabrol, con una superba Isabelle Huppert nei panni di un giudice che indaga su un caso particolarmente complesso di appropriazione indebita e malversazione di denaro pubblico da parte del presidente di un potente gruppo industriale. Più la donna va avanti con le indagini e più prende coscienza del proprio potere. Nello stesso tempo, la sua vita matrimoniale va in crisi. La storia, inevitabilmente, ricorda lo scandalo in cui fu coinvolto il gigante del petrolio francese Elf Aquitaine, negli Anni Novanta. «Non ho nominato alcuna persona o fatto reale preciso - ha spiegato ieri Chabrol a Berlino - Quello che più m'interessava era dimostrare le possibili ripercussioni del potere sui pensieri e i comportamenti umani: fino a che punto una persona è disposta a sacrificare se stessa in nome della propria missione? Così, la protagonista subisce i limiti del suo potere e il dolore per il tentato suicidio del marito, che si butta dalla finestra, sentendosi tradito dalla esasperante dedizione con cui la moglie lavora al suo processo. Nella realtà dei fatti, l'uomo invece morì, suicidandosi dal settimo piano, ma io sono troppo sentimentale per vederlo morire nel mio film. È la settima volta che dirigo la Huppert e francamente non credo che nessun'altra attrice avrebbe potuto incarnare quel misto di potere e fragilità che esprime nelle scene». Ciò che ha definitivamente convinto la Huppert ad accettare la parte è stato il personaggio del giudice Jeanne Charmant-Killman, «una donna divisa tra il mondo pubblico e quello privato - ha sottolineato l'attrice - È nello stesso tempo un giudice, una donna sposata e un'amica del suo giovane nipote Felix (Thomas Chabrol ndr), l'unico capace di ascoltarla con interesse. Mi piace mischiare costantemente il potere con la fragilità: così, la mia protagonista, più appare spietata nell'interrogare le persone indagate, più traspare da lei qualcosa d'inconsapevole che la rende dolcemente umana».