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Tra madre e figlia un abisso di segreti

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La protagonista, Nora, è sposata da quindici anni con un avvocato, ha una figlia adolescente e affronta una metamorfosi professionale: da insegnante a restauratrice. Sembrerebbe una vita concentrata su una sorta di pianificazione esistenziale, ma Nora, già dalla prime pagine, è sostanzialmente un contenitore di malessere che di lì a poco vivrà un dramma che la investirà fin nelle più intime, appunto, verità. Decide infatti di trascorrere l'estate insieme alla madre malata per assiterla nell'ultimo lasso della sua vita. E la memoria ha il suo ricorso: Nora è sola con la madre nella casa natìa dove ora sembra tutto diverso per l'usura del tempo, ma uguale per suscitare nell'animo della protagonista quelle suggestioni così care. Ma la scoperta del proprio atto di nascita travolge e stravolge Nora in un vortice di dubbi. Compaiono nello stesso atto altri due nomi oltre a quello suo, Maddalena Margherita. Il punto in cui sono scritti risulta deturpato da macchie d'inchiostro che non fanno capire bene se: sono due nomi aggiunti al primo, ovvero a quello di Nora, o se appartengono a una gemella. «Hai taciuto per quarantanove Natali, mamma. Dimmi, adesso: dove posso collocare nella mia anima e sistemare nella mia ragione questo foglio di carta ingiallito?». La scrittura, agile e nervosa nei suoi periodi stretti ed essenziali, culmina in un finale catartico che darà ragione alla fragilità umana che per sua definizione va compresa, e comunque amata. Paola Calvetti fa uso, forse abuso, di citazioni colte o frequenti rimandi ai grandi della musica italiana e internazionale, per determinare un quadro affettivo altrimenti pallido. Ma è un uso sincero, almeno nei suoi presupposti. Lo stesso ritmo narrativo non conosce cadute d'ispirazione e il risultato a volte resta inciso: «Bisogna finirli, gli amori, prima di cominciarne di nuovi. Gli incompiuti galleggiano nei sotterranei del nostro cervello e sbucano fuori la notte, si rubano i nostri sogni, si camuffano sotto i baffi di stoppa, tingono i loro capelli di fili grigi e insipienti».

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