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Negli spot sessi separati Così gli stilisti diventano «politicamente scorretti»

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La mano destra sul collo, con fare sensuale, la sinistra sulla gamba di un'altra modella. Maria Carla e l'altra, ancora insieme, sul divanetto e poi in piedi o una alle spalle dell'altra. Il messaggio è forte. Volutamente. Protagonista del messaggio Maria Carla Boscono, la quotatissima top model romana in versione bionda, scelta per la nuova campagna pubblicitaria di Blumarine. Ed è solo una goccia nel mare delle immagini fortemente allusive che stanno comparendo su tutte le riviste patinate. Nelle foto di Gucci, che ha scelto lo stesso fotografo di Blumarine (Craig Mc Dean), Freja attrae a sè Iselin e le cinge la vita. Due modelle mano nella mano compaiono anche per Just Cavalli e atmosfere lesbo-bucoliche si ritrovano per Dolce & Gabbana che ricostruiscono un fienile e ci mettono dentro coppie di donne in diversi atteggiamenti: una accovacciata nel grembo dell'altra, una che solletica l'altra con un filo di paglia... La domanda, allora, nasce spontanea: in tempi di Pacs, che sia questo un modo «politicamente scorretto» per attirare l'attenzione su qualcosa che non vuole più restare sommerso? Che la moda abbia deciso di (tra)vestirsi da spot per le coppie omosex mentre la Chiesa e gran parte dell'opinione pubblica dice «no»? «È innegabile che ci sia un pezzo di società che viene avanti e si afferma anche con la pubblicità come spot politico - spiega Luisa Valeriani, docente in Sociologia delle arti e della moda all'università La Sapienza di Roma - La pubblicità cavalca ciò che è ormai già diffuso nei costumi. E la moda non solo rispecchia i tempi ma li rende visibili e li anticipa al grande pubblico. L'appeal di due donne comunque fa l'occhiolino anche a un antico richiamo nell'immaginario sensuale maschile». Ma al massmediologo questa lettura proprio non va giù. Se è vero che la moda registra il sociale, guai a parlare di «politica» a Klaus Davi: «I pubblicitari non fanno politica, loro devono far vendere. Punto e basta. L'affettuosità femminile negli spot non è una novità. Già negli anni '90 fu celebrata per pubblicizzare una lavatrice. Certo ora è stata sdoganata in maniera più forte. Le nuove ricerche poi dicono che la donna può stare senza l'uomo, il maschio non è più essenziale, nè indispensabile. La donna è autonoma. Basti guardare lo spot del cioccolatino Mon Cheri in cui Serena Autieri è sola sulla scena». L'universo femminile sarà anche autonomo, ma pure quello maschile, in quest'ottica, sembra bastare a se stesso. L'ultimo spot di Dolce & Gabbana, in cui due uomini si baciano, ha fatto gridare allo scandalo (e prima ci avevano pensato i manifesti ideati da Oliviero Toscani per il brand RaRe a scaldare gli animi). E così alla fine uomini e donne sembrano non incontrarsi più. Neanche per spot, né al cinema, né sulle riviste. Due mondi separati che si bastano. Ma può essere davvero così? Gli stilisti «difendono» le loro scelte spiegando, come Rossella Tarabini, ideatrice della campagna Blumarine, che l'intento è sicuramente quello di colpire, di lasciare impressa nella mente la creazione attraverso l'immagine shock. La stilista di Gucci, Frida Giannini, dopo l'era «strong» di Tom Ford, esprime la sua idea di donna forte ma femminile con riferimenti più velati alla sensualità. Dolce & Gabbana in quel fienile propongono il ritorno alle origini, alle gioie della natura. Tutti però si piegano alla legge di mercato: stupire per vendere. Un appello a loro: provate a essere più «politicamente» corretti.

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