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Serial killer sì ma con tante buone intenzioni

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MONSIEUR Verdoux uccideva le donne per mantenere la moglie. Bruno Davert, dirigente d'azienda, rimasto senza lavoro, si vede a sua volta costretto a uccidere per la famiglia. Non però a caso, o con gli impulsi di un assassino seriale. Pianificando i suoi omicidi a tavolino, scegliendo come sue vittime quei dirigenti d'azienda, adesso come lui disoccupati, che potrebbero diventare suoi concorrenti quando una importante impresa dovesse rinnovare i suoi quadri. Sono solo cinque (l'ambiente è quello delle cartiere e non sono molti gli specialisti nel campo) e lui si mette a seguirli e poi, uno dopo l'altro, a eliminarli. Senza confidarsi con nessuno, nemmeno con la moglie e con i figli e, nella sua solitudine, senza provare mai rimorsi perché, avendo subito quello che ha subito, non solo ritiene che il suo comportamento ne sia la necessaria conseguenza, ma corrisponde anche a riequilibrare i guasti e gli scompensi che in questi anni torbidi stanno travagliando, e spesso anche sconvolgendo, il tessuto sociale un po' dovunque. Alla fine riuscirà nel suo intento, accolto proprio in quell'impresa cui tanto aspirava. Anche se non tutto gli andrà per il verso giusto, pur non avendo mai suscitato sospetti nella polizia... Lo spunto, un romanzo americano di Donald Westlake intitolato «The Ax». Nella versione francese si intitolava «Le couperet» che, più o meno, significa la stessa cosa. Costa-Gavras però, riscrivendolo con la collaborazione di Jean-Claude Grumberg, ha fatto a meno di armi da taglio e ha lasciato che il suo personaggio, inesperto di armi fino al ridicolo, si serva o di una vecchia pistola, o del gas o di un'aggressione con la sua auto. Senza esibire fiotti di sangue o ferite vistose dato che la storia, solo in apparenza è nera perché gli omicidi che vi si elencano servono soprattutto per un'analisi dei turbamenti sociali dei nostri giorni. Con in mezzo quel carattere cui, nonostante cinque crimini, si rischia di guardare perfino con qualche comprensione, per le motivazioni che lo guidano. In cifre in cui, a dominare, è la freddezza: nell'approccio alla storia, nel disegno del suo protagonista, nelle reazioni con cui affronta tutto quello che gli viene incontro, lasciando solo che l'infiammi all'inizio l'idea lacerante della disoccupazione. Se la disegna sul viso calmo José Garcia, anche più calmo quando uccide.

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