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Scatta a Berlino l'attacco all'Oscar della «spia» Clooney

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«En Soap» di Christensen, coprodotto da Svezia e Danimarca; «Slumming» di Michael Glawogger, di produzione austro-svizzero tedesca; e l'attesissimo «Syriana» di Stephen Gaghan, già sceneggiatore di «Traffic» e ora al suo esordio alla regia, affiancato da un produttore e un grande protagonista come George Clooney. Candidato per questa sua interpretazione agli Oscar, Clooney non ha nascosto che sebbene lo «gratificherebbe molto ricevere l'Oscar, l'obiettivo principale nell'avere un premio tanto importante è l'aiuto che darebbe la mia eventuale vittoria ad una maggiore circolazione del film tra i miei connazionali. Le mie idee sono note, ma non faccio cinema per mandare messaggi politici. Mi piace solo raccontare storie vere e mi sembra che «Syriana», come il mio precedente «Good night and good luck», siano in questo espliciti. Il libro di Robert Baer, da cui è tratta la pellicola, è affascinante. Quando lo leggevamo e ci lavoravamo, ci sembrava di ritrovare lo spirito di un certo cinema americano degli anni Sessanta e Settanta. Riflettere sui comportamenti della politica significava anche interrogarsi sulle nostre scelte e le nostre debolezze», ha concluso l'attore che sogna tavole rotonde politiche ovunque il film uscirà. Accanto a Clooney, il regista ha poi ricordato di aver continuato «persino durante le riprese a riscrivere dialoghi e situazioni per stare il più vicino possibile alla realtà dei fatti del Medio Oriente di oggi. Al tempo in cui la storia era ambientata, il tema cruciale riguardava il ruolo dei servizi antiterrorismo e antinarcotici del Pentagono e la misura del loro coinvolgimento nella politica del petrolio tra il Medio Oriente e l'Asia. Oggi le cose stanno cambiando ed è importante osservare sia l'evoluzione della politica americana sia quella dei governi coinvolti in una partita mondiale che è soprattutto una grande guerra economica e industriale». Di sicuro, «Syriana» è un thriller politico complesso, ricco di riferimenti ai conflitti attuali che scuotono il Medio Oriente ed è un chiaro atto di accusa contro le manipolazioni della Cia, nei casi in cui si muove a vantaggio delle grandi imprese private. Ricco e di tutto rispetto anche il cast: oltre a Clooney, apparso in una forma perfetta senza quei 30 chili che aveva acquistato proprio per interpretare il disilluso agente della Cia, figurano Jeffroy Right, William Hurt, Christopher Plummer, Matt Damon, Alexander Siddigm (nipote di Malcolm McDowell) e Max Minhella nei panni del figlio dell'agente Baer. Lanciato in sole cinque sale tra New York, Los Angeles e Toronto, nel weekend del Giorno del Ringraziamento, «Syriana» che sarà dal 24 febbraio in Italia, ha già suscitato interesse in patria: ma per Clooney «solo perché l'amministrazione Usa era impegnata con l'uragano Katryna». Molta curiosità ha suscitato invece nella sezione Panorama il film «Bye Bye Berlusconi», coproduzione italo-tedesca, diretta da Jan Henrik Stahlberg e ispirata alla figura del nostro presidente del Consiglio, nei cui panni si è calato l'attore italiano Maurizio Antonini. Nel cast, quasi tutto italiano, anche Lucia Chiarla, Tullio Sorrentino, Pietro Bontempo, Consuelo Barillari e Fabio Bezzi. Si tratta di una vera e propria satira su Berlusconi, in attesa di distribuzione, che inevitabilmente ricorda «Il Caimano» di Moretti, presente tra l'altro al mercato della Berlinale. Il perfetto sosia di Berlusconi, Maurizio Antonini, ha poi detto di aver «conosciuto Berlusconi nel 1987. Per vivere faccio spettacoli, imitando il premier insieme con una ragazza italo-inglese. E sono convinto che alle prossime elezioni vincerà Berlusconi».

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