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Arriva «La contessa bianca», il nuovo film del californiano che trasforma la cultura in oro

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Ma il risultato finale, se avrà successo o no, è impossibile da prevedere, è tutto affidato al destino». James Ivory, californiano doc, è nato a Berkeley 78 anni fa, è sicuramente il più italiano dei registi americani. Innamorato del cinema come strumento per raccontare le emozioni e la storia (e in questo furono maestri Rossellini e Visconti) con il pubblico ha avuto alterne fortune. Comunque negli anni è riuscito a dimostrare che al cinema con la cultura è possibile far soldi. Ivory ha presentato ieri a Roma il suo nuovo film: «La contessa bianca», con Ralph Fiennes (lo spietato comandante del campo di concentramento in «Schindler's List»), Natasha Richardson e sua madre Vanessa Redgrave. La pellicola uscirà domani in Italia in prima europea. Come in tutti i film di Ivory le vicende hanno un solido sfondo storico. Siamo nella Shangai del '36, nel periodo dell'invasione giapponese. Il protagonista (Fiennes) è un diplomatico fortemente provato dalla vita e divenuto, per un incidente, cieco. Attorno a lui un mondo di profughi: nobili russi sfuggiti alla rivoluzione bolscevica e precipitati nella più nera disgrazia, ebrei in cerca di un futuro, cinesi sempre sull'orlo della povertà. È la seconda collaborazione di Ivory con lo scrittore Kazuo Ishiguro, che ha firmato la sceneggiatura di «Quel che resta del giorno», acclamato film del '94. Sarà un successo? Anche stavolta il Maestro Ivory (e la sua amica Vanessa Redgrave ci tiene che sia chiamato così) riuscirà a trasformare l'arte in... oro? È presto per dirlo, «Camera con vista», dell'85, uno dei film che hanno incassato di più, ci ha messo anni a raggiungere l'esaltante risultato economico. Le sue opere non vengono viste subito da molte persone, ma «durano» nel tempo. «Camera con vista è stato un incidente - afferma Ivory - in realtà non abbiamo mai capito perché abbia avuto tanto successo. E sinceramente - aggiunge il regista - il successo è incontrollabile. In ogni pellicola mettiamo, con gli attori e i collaboratori, passione e impegno. Ogni volta ci troviamo a sperare e poi ad essere sorpresi o delusi... ma non si può sapere, è tutto in mano al destino». Per «La contessa bianca» Ivory sottolinea l'impegno soprattutto nella realizzazione della sceneggiatura con una ricerca quasi maniacale della perfezione. «Quello che mi affascina degli eroi che ritrae Ishiguro è che si tratta quasi sempre di personaggi repressi, mezzi matti, ma soprattutto ossessionati». Il protagonista della «Contessa bianca» è «ossessionato dalla ricerca della perfezione, perché possiede un profondo senso estetico». L'idea originale prevedeva di portare sullo schermo un romanzo di Junichiro Tanizaki, «Il diario di un vecchio pazzo», riadattato da Ishiguro, ma alla fine in comune con quel testo è rimasto solo il senso estetico del protagonista. La sua cecità è stata, invece, suggerita da Fiennes e decisa da Ivory dopo aver studiato il comportamento di un vero cieco. Molti hanno pensato che questo affresco della Cina alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale possa essere un omaggio al famoso «Casablanca» con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, ma a Ivory l'idea non piace: «Io l'ho visto la prima volta quando avevo quindici anni, e da allora non l'ho più rivisto. Se c'è qualche allusione a Casablanca, certamente non è intenzionale».

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