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Tra le perle spunta «My Generation» degli Who I fratelli-coltelli Gallagher fanno pace. Solo sul palco

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Ma perfetti per la costruzione di una leggenda rock'n'roll. Astuti copisti dei riff che hanno fatto la storia del genere, e insopportabili scavezzacolli. Da una vita gli Oasis vanno combinando casini a destra e a manca, e neppure tra loro riescono a garantire un po' di armonia. Le risse dei due fratelli-coltelli Gallagher hanno gonfiato i mattinali delle questure di mezzo mondo. L'ultimo sputo è partito da Noel verso Liam: «È una persona cattiva - ha detto il chitarrista - e anche se alle volte sa essere divertente, è un uomo diabolico. Quando cammina in una stanza sembra che tutto si congeli». I due avevano litigato in pubblico per l'ultima volta su un aereo da Londra a Brisbane: dopo 24 ore di volo erano sbarcati in Australia schiumando rabbia, sopra le loro zazzere vedevi i fumetti dei pensieri pieni di fulmini e saette. Quando salgono sullo stesso palco c'è da tremare: perché uno dei due potrebbe piantare in asso gli altri, e il pubblico, in qualsiasi momento. È successo due anni fa ad Imola, e poi a Fukuoka, in Giappone, con Liam a fare ciao ciao con la manina. Ma in America era stato Noel a mollare il tour, lasciando al suo tecnico del suono il compito di strimpellare la sei corde. Ieri, al Palalottomatica di Roma, il cantante titolare ha lasciato più volte la scena al fratello. Ciondolando, come fosse sul punto di stramazzare al suolo per troppo bourbon. Tutto concordato, stavolta. Del resto, la loro biografia è un florilegio di eccessi: sin dagli esordi, quando (dicunt, tradunt) minacciarono il proprietario del locale di Glasgow che non voleva saperne di farli suonare lì. O come quando mezza band accese un parapiglia su un ferry boat diretto in Olanda: due furono arrestati per rissa, altri due per taccheggio. Ma indimenticabile, per i cronisti di nera bavaresi, fu la notte di Monaco nel 2002, quando i Gallagher e altri tre del loro clan finirono in cella dopo una colossale zuffa in stile western con alcuni simpatici tedeschi gonfi di birra. A Liam saltarono due denti anteriori: non fu quell'incidente a mettere a rischio la sua carriera di cantante, quanto il calcio che quella sera, dall'alto di un bancone colmo di wurstel e crauti, il Nostro sferrò in faccia a un poliziotto, guadagnandosi una multa milionaria e il sole a scacchi. Per soprammercato (l'allora) batterista Alan White fu costretto a ricorrere a una tac al cervello: si sospettava che l'alcool, più delle zampate degli avversari, gli avesse procurato danni irreversibili. C'è poi la rivalità con gli altri gruppi britannici: incancellabile, nonostante le scuse successive, l'offesa apportata ai Blur di Damon Albarn, ai quali nel 1995 Noel augurò «di morire di Aids». Ora, ad accettare il guanto di sfida sono i Franz Ferdinand: «gli Oasis sono peggio di una band degli anni Ottanta con il mascara». E le pizze calde mollate in faccia alle mogliettine: Liam ha cambiato i connotati all'irrequieta Patsy Kensit, prima di lasciarla definitivamente fuori di casa. Dove invece ha accolto, cinque anni fa, la venere delle All Saints, Nicole Appleton. Ma da quella stessa sontuosa magione londinese, nel quartiere bene di Camden, il cantante dovrà sloggiare se non la smetterà di correre sul suo rumorosissimo tapis roulant giorno e notte: i vicini hanno già raccolto firme contro di lui. Il solito Noel, invece, non si dimostra certo un cuor di papà: «I bambini sono degli idioti del cacchio, no? Sono piccoli, rumorosi, puzzolenti, sono dei mocciosi del cavolo. Vogliono un sacco del tuo tempo e piangono in continuazione. E poi devi stare zitto quando i bambini dormono. A quel paese, la casa è mia e voglio fare quello che mi pare!». Amen. Direte: perché dunque interessarsi a questi pendagli da forca? Il fatto è che gli Oasis sono dannatamente bravi a nuotare nell'acqua del rock dei tempi d'oro, e ogni tre accordi ci trovi una citazione - neppure troppo segreta - dei Beatles, degli Who, dei Kinks. A un passo dal plagio, i bellimbusti di Manchester si fermano e li riconosci. Noel inchiavarda il suono con una cifra stilistica

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