«Metropolis» e «Sculture en plein air» fanno da apripista
Il genio in questione, ancora poco noto al grande pubblico, è Arnolfo di Cambio, contemporaneo di due titani come Dante e Giotto, creatori della lingua letteraria e di quella pittorica degli italiani. E ora, fino al 21 aprile, il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze presenta una bellissima mostra dedicata ad Arnolfo di Cambio con un sottotitolo fondamentale: «Alle origini del Rinascimento fiorentino». Oltre ad alcuni capolavori plastici di Arnolfo sono anche esposte due mirabili opere di Giotto come la Pala di San Giorgio alla Costa e il polittico di Badia. E proprio il geniale allievo di Cimabue è il protagonista di una pregevole mostra presentata fino al 28 marzo nel Museo Civico medievale di Bologna e intitolata «Giotto a Bologna al tempo di Bertrando del Poggetto». È un'esposizione che tenta di ricostruire il contesto culturale degli anni in cui la città fu governata da Bertrand du Pouget, nipote del secondo papa «avignonese» Giovanni XXII che sperava di tornare a Roma attraverso un temporaneo trasferimento della Curia a Bologna. Giotto fu chiamato a lavorare nel Castello di Galliera, con un ciclo di affreschi purtroppo perduti. Ma in mostra figurano il suo mirabile polittico della Pinacoteca di Bologna e lo strepitoso polittico marmoreo del grande scultore senese Giovanni di Balduccio. Capolavori da non perdere. Nel mondo dell'arte non c'è parola più inflazionata di «impressionismo», di cui si abusa a man bassa per esposizioni di facile successo. Grazie al cielo una mostra «a rischio» come quella che il Chiostro del Bramante di Roma dedica fino al 5 marzo a Federico Zandomeneghi fa un uso misurato del termine definendo l'artista «un veneziano tra gli impressionisti». Del resto Zandomeneghi conobbe un grande successo proprio a Parigi e divenne amico ed estimatore di Degas, arrivando a realizzare pastelli di altissima qualità, quasi quanto il grande Edgar. Due mostre come apripista culturali delle Olimpiadi invernali di Torino. E che mostre: «Metropolis» alla GAM di Torino e «Sculture en plein air» a Limone Piemonte e a Stupinigi. La prima, aperta fino al 4 giugno, ci racconta con molti capolavori (tra gli artisti rappresentati ci sono Picasso, Boccioni, Klee, Leger, Severini, Delaunay) il grande mito della città nell'immaginario delle avanguardie d'inizio Novecento. La seconda presenta cinquanta sculture di grandi artisti italiani e internazionali disseminate fino al 12 marzo nella cittadina di Limone Piemonte e nel circostante Parco sciistico, oltre che nel Cortile d'onore della palazzina di Caccia di Stupinigi. Fra i nomi presentati scultori del calibro di Marino Marini, Manzù, Fazzini, Consagra, Arnaldo Pomodoro, Messina, Perez, Vangi, Mitoraj, Folon. Finalmente si sta riscoprendo l'importanza dell'arte programmata, optical e cinetica, che dalla fine degli anni Cinquanta e lungo i Sessanta hanno stimolato verso nuove dimensioni la percezione dell'uomo contemporaneo, svincolandola definitivamente dalla concezione prospettica rinascimentale. Nelle sale della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, fino al primo maggio, è in corso una coinvolgente mostra dedicata agli «Ambienti del Gruppo T. Le origini dell'arte interattiva», con muri che pulsano e spazi che danno le vertigini. Inoltre a due fra i protagonisti del gruppo, Gianni Colombo e Grazia Varisco, la Rotonda della Besana di Milano dedica due mostre di notevole rilievo. Il bianco come colore-non colore del vuoto, dell'assoluto, di un fecondo azzeramento, dell'inizio di una possibile genesi. Alle «Mistiche bianche», fra progetto razionale e visione spirituale, è dedicata fino al 5 marzo la mostra d'arte contemporanea presentata al Castello Aragonese di Reggio Calabria e curata da Vitaldo Conte. Fra gli artisti coinvolti spiccano i nomi del grande e troppo spesso dimenticato Angelo Savelli, e poi Pablo Echaurren, Francesco Guerrieri, Achille Pace ed Eduard