Paolantoni: «Sono nato che già volevo fare l'attore»
Poco prima che mio padre mi lasciasse, avevo solo 19 anni, mi ero iscritto alla scuola d'arte drammatica di Napoli, dove sono nato. Scrivevo già nei temi dei primi anni di scuola che volevo da grande fare l'attore. A 22 anni avevo già preso parte a tanti spettacoli. Ho potuto da subito mettermi alla prova con spettacoli importanti, alternando testi della tradizione napoletana con il teatro impegnato». Insomma le piace fare teatro? «Penso di essere un attore a tutto tondo. Mi piace viaggiare nella comicità ma anche interpretare ruoli drammatici». Come tratta i suoi personaggi? «Dopo una lunga serie di tournée ho cominciato a soffrire il ruolo di attore scritturato. Mi son preso delle libertà sul palco e giocando forse un po' troppo con i miei personaggi. Ma a me questa alternanza fa proprio impazzire». E l'attività cabarettistica? «L'ho cominciata allo Zelig di Milano. Poi è arrivata la Tv. Stagione '86/87 Renzo Arbore mi sceglie per "Indietro tutta" e poi con Giobbe Covatta ed Enzo Iachetti arriva "Sportagus" per una televisione locale». Lei scrive anche per il teatro? «È un altro dei miei piaceri. Con Salemme ho scritto una commedia dal titolo "La gente vuole ridere". Insomma cimentarmi nei testi anche per la tv mi diletta». Una infanzia difficile? «Quest'anno compio 50 anni. La mia infanzia è stata piuttosto travagliata e anche molto inquieta. Mio padre mi ha concepito quando aveva 60 anni. Ho vissuto la giovinezza nell'ansia, nel terrore che morisse proprio perché era molto malato. E infatti se ne è andato quando avevo vent'anni. E dopo due anni anche mia madre mi ha abbandonato definitivamente. Forse sono cresciuto in fretta. Sono rimasto solo in casa perché mia sorella più grande di me si era già sposata. Ho comunque affrontato da solo tanti momenti critici anche in condizioni non rassicuranti. Tutto questo lo vedo un fatto positivo». È contento per il lavoro e per la sua vita? «Sono molto contento di quello che faccio. Non avrei mai immaginato di riuscire a fare proprio quello che ho fatto. Mi ritengo un privileggiato. Se fossi stato più forte, attento, molto meno pigro di come sono, più spudorato e meno autocritico forse avrei fatto ancora di più». Progetti per il futuro? «Mi piacerebbe scrivere e interpretare un film». E i suoi sentimenti? «La mia sfera sentimentale e proprio il tema più complesso. Non mi sento ancora in grado di sostenere un rapporto. Forse non sono portato per le relazioni durature. Anche se una storia da vent'anni mi affianca. Per il futuro vedremo».