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di WALTER MAURO MA INSOMMA, lui, Napoleone, l'imperatore di tutti i tempi per definizione, pensava? ...

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00euro), dove c'è un bel tasso di attualità nelle riflessioni del nostro. Una per tutte: «I proclami passano, le azioni restano». Le celebrazioni mozartiane si tirano dietro il più famoso librettista del grande musicista, Lorenzo Da Ponte, che fu poeta in proprio e di notevole successo al suo tempo. Ora, in voluta, e dovuta, coincidenza, ecco uscire in Italia i «Saggi poetici», le prove di versi insomma (Il Polifilo, 18 euro), dalla prima esercitazione del 1764, composta a quindici anni, fino all'ultima del 1838, in cui saluta riconoscente la vita. Amava improvvisare ovunque si trovasse, e offrì le sue rime a Salieri e poi a Mozart: ma quando «serviva» quest'ultimo, ci metteva il massimo impegno: «Le nozze di Figaro», «Don Giovanni», «Così fan tutte». La vita avventurosa, e con qualche incidente, non scalfì per nulla la sua ispirazione. Certamente si può ricostruire una mappa della nostra letteratura del secolo passato attraverso interviste e scambi di riflessioni: l'importante è cercare di essere «scomodo», si da estrarre tutti i denti cariati ai «gran regi» della scrittura. L'irriverenza domina le domande che Giuseppe Neri, «storica voce» radiofonica per anni, rivolge ad Arbasino e Bassani, a Bettiza e a La Capria, a Carlo Levi e a Malerba, alla Maraini e a Moravia, a Sanguineti e a Volponi, a Testori e a Zavattini, fra gli altri. Il titolo, «Il letto di Procuste» (Manni, 15.00 euro) la dice lunga sulle intenzioni dell'autore, e anche su alcune reticenze degli indagati. Sulla luce inconfondibile di una città come Parigi, il tempo, con i suoi violenti spifferi, ha fatto molti danni, ma questa città inventata proprio per glorificare potere e intelletto, in meravigliosa simbiosi, è rimasta quello che era dai tempi dei «lumi», di Proust, di Josephine Baker, della Bardot. Soprattutto per la presenza femminile, calda e partecipe, in più casi dominatrice della scena. «Le stelle di Parigi. Una città e le sue donne» di Marco Innocenti e Laura Levi Manfredini (Mursia, 17.00 euro) coglie tutti aspetti di questa dinamica presenza: compresa qualche tristezza per le ultime due imperatrici di quel modo oggi in chiusura: la Sagan e la musa di Sartre, Simone de Beauvoir. Ma chi a mai detto che non c'è felicità sulla terra? Io, diceva Casanova, ho sempre amato in piena felicità, tanto danaro che spendevo, e me lo dicevo ogni mattina, appena alzato dalle coltri sempre occupate. Ora, Lydia Flem, in «Casanova» (Fazi, 15.00 euro), ricostruisce una delle «vite» più scapestrate, e attraenti, dal momento in cui, sembra, fu sottoposto ad una sorta di magico rituale, unto, chiuso in una scura cassa, poi restituito alla vita, fino all'apparizione di una meravigliosa, fantastica dama che gli cambiò la vita, bontà sua. Da allora, il viaggio nel mistero femminile fu per lui tutto in discesa, talvolta lieve talaltra implacabile, sempre di piena soddisfazione. Marco Santagata è senza ombra di dubbio il maggior studioso di Petrarca, a lui si deve la sistemazione definitiva di tutta l'opera poetica dell'uomo che tradusse in verso eterni e inquietanti il suo amore per Laura. Forse la storia del suo poeta l'ha così attratto da spingerlo a costruire un romanzo d'amore, in cui si narra di un professore in perenne conflitto con il tempo che fugge e di una Laura che riflette e scandisce la fasi di un illusione perduta e non più ritrovata . Il titolo sembra voler teorizzare l'avventura, «L'amore in sé» (Guarda, 13.00 euro), ma andando poi avanti, pagina su pagina, l'amore per il poeta delle rime incombe e intenerisce l'intera vicenda.

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