Il nuovo Coppola «Mai un film con Brad Pitt»
GUERRA A HOLLYWOOD
Il regista del «Padrino» è a Vienna per un congresso di management e consulting intitolato «com.sult». Chiacchera con i giornalisti e spiega: «In un caso il materiale grezzo è l'uva, nell'altro girare con gli attori; la seconda fase, la lavorazione e il raffinamento del vino, è paragonabile al montaggio; e poi in entrambi i casi, c'è una fase finale, l'imbottigliamento da una parte e dall'altra il sonoro». Coppola racconta di essere anche un appassionato «cuoco più o meno sperimentale, intuitivo» e di possedere una catena di alimentari e un'altra di ristoranti e alberghi. «Così riesco a finanziarmi i miei piccoli film», dice, spiegando di non aver nessuna intenzione di girare film con grandi star come Brad Pitt oppure Tom Cruise. Ed annuncia di non voler più produrre pellicole girate da altri registi, «se non se me lo chiedono i miei figli». La figlia Sofia è una regista di successo e ha vinto un Oscar con «Lost in Translation», e della famiglia fa parte Nicholas Cage, il nipote. «La Coppola-family è un po come una famiglia che lavora nel circo, quando uno sta facendo un esercizio al trapezio, preferisce senz'altro che sia il fratello a prenderlo al volo che non un estraneo», dice Coppola che attualmente sta girando in Romania «Youth without youth» (Gioventù senza gioventù), un film tratto dall'omonimo racconto del filosofo della religione e scrittore romeno Mircea Eliade con Bruno Ganz, Tim Roth e Alexandra Maria Lara. «Proprio il fatto che Eliade abbia avuto queste due professioni mi ha colpito, spero che così potrò imparare qualcosa sul tema» spiega. «Un film per me è come una domanda, ma le grandi società cinematografiche vogliono sapere: qual'è la risposta», aggiunge, affermando di voler girare questo film con l'approccio di un giovane regista indipendente. Il regista è contento del sucesso di film con un impegno sociale come «Brokeback Mountain», la pellicola di Ang Lee che racconta una storia d'amore tra due cowboy («Così anche persone conservatrici provano sentimenti di compassione per questi due uomini») ed è «ammirato» da «Munich» di Steven Spielberg. Ma non vede nessuna tendenza alla rinascita del cinema politico negli Stati uniti: «I registi ricevono sempre più soldi, ma hanno sempre meno controllo sui loro film, il risultato è che tutti i film di Hollywood si assomigliano».