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«Sono attaccato dai fondamentalisti ebrei»

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Il regista: «Munich» non è anti-Israele. «Volevo solo porre delle domande»

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«Molti fondamentalisti nella mia comunità, la comunità ebraica - ha dichiarato il regista in un'intervista al Newsweek - si sono scagliati contro di me per aver semplicemente lasciato ai palestinesi la possibilità di dialogare e per aver permesso a Tony Kushner (uno degli sceneggiatori, ndr) di essere l'autore di tale dialogo». Spielberg ha quindi aggiunto che il film «raramente critica la reazione adottata da Israele contro la violenza, semplicemente si pone una serie di domande». «È la storia più pregna di domande che abbia mai avuto l'onore di raccontare - ha spiegato il regista - per questo, siamo accusati di aver peccato di ambiguità morale, cosa che non intendevamo fare e di cui non siamo colpevoli». Il regista americano ha quindi detto che si sarebbe aspettato di diventare bersaglio della destra, dicendosi sorpreso di aver «ricevuto critiche minori, ma non meno dolorose, da sinistra. Mi ha fatto sentire più cosciente del dogma e della posizione luddista che la gente assume quando in discussione c'è il Medio Oriente». Lasciando le polemiche interne alla comunità ebraica scatenate dal film, Spielberg si è lasciato andare anche a riflessioni sul cinema sotto la presidenza di George Bush, sottolineando come nel secondo mandato i registi «siano molto più impegnati e attivi» di quanto non lo fossero prima. «Credo che tutti stiano tentando di dichiarare la propria indipendenza e vogliano affermare le cose in cui credono - ha spiegato - Nessuno ci rappresenta davvero, per questo siamo noi a rappresentare i nostri sentimenti, cercando di colpire nel segno».

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