Al Festival tv «Cefalonia» trionfa su «Stalin»
La giuria internazionale, presieduta da Carlo Caracciolo (autore delle serie di Raitre su "La Grande Storia"), ieri sera, ha assegnato il Fipa d'oro alla fiction in due parti sulle truppe italiane in Grecia che, nel settembre '43, rifiutarono di consegnare le armi agli ex alleati tedeschi esponendosi al massacro di un impari combattimento. Fipa d'oro anche per l'attrice Luisa Ranieri, con Luca Zingaretti in "Cefalonia", eletta "Miglior interprete femminile" del Festival. La miniserie di Raiuno e l'avvenente partner di Celentano in "Rockpolitik" hanno vinto con voto unanime della giuria, sebbene avessero di fronte agguerriti avversari, fra cui le serie storiche "Il grande Charles" di Arte e France 2, "Sacco e Vanzetti" di Mediaset, "Una saga moscovita" della tv russa, interpretata da un cast formidabile, specie per le attrici. Lo specialista in programmi televisivi storici Carlo Caracciolo (sua l'idea di base de "La fuga degli innocenti", premiata col Fipa d'argento, l'anno scorso) ha osservato che tutte e sei le miniserie-tv in finale al Fipa hanno un tema storico. Caracciolo, la Storia fa bene alla fiction. E viceversa? «Certamente, la Storia interessa molto il pubblico e il racconto storico ne trae, quindi, benefici. E, se è vero che raccontare la Storia vuol dire ricordare il passato, letteratura, cinema e fiction-tv sono un modo popolare e molto efficace di svolgere questo compito. D'altra parte, nessuno storico ha saputo raccontare la campagna di Napoleone in Russia meglio di Tolstoj. E ci sono film americani, come "Apocalypse now", "Platoon", "Il cacciatore", "Full metal jacket", che ci hanno raccontato la guerra in Vietnam in modo più completo di qualsiasi telegiornale; per non parlare de "La battaglia di Algeri" sulla guerra di liberazione in Algeria». Quindi, da rigoroso documentarista storico, è favorevole alla Storia sceneggiata per la Tv? «Riconosco che la mia passione per la fedeltà storica, talvolta, mi porta ad irritarmi per le libertà che si prende la fiction con la Storia, ma forse si tratta di una mia deformazione professionale. Comunque, a condizione che non si esageri troppo nel contar balle, sono favorevole a questa forma di racconto della Storia: è necessario per la sua forza divulgativa». Che cosa ha fatto meritare il Fipa d'oro a "Cefalonia"? «Intanto, l'originalità della vicenda, poco conosciuta, specialmente all'estero, ma soprattutto ha colpito la capacità di rappresentare la tensione dei momenti collettivi: dall'attesa delle notizie al dramma delle decisioni senza speranza. Quanto alla Ranieri, è stata bravissima a creare il suo personaggio dell'epoca». Come autore, a cosa sta lavorando? «Presto, forse a febbraio, andranno su Raitre le 4 puntate della nuova serie de "La Grande Storia", mentre per la mostra sui "60 anni della Repubblica", che si terrà in giugno al Vittoriano, sto preparando una sorta di Blob storico sui nostri presidenti, da De Nicola a Ciampi».