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Pacifico canta il mare d'inverno in punta di voce

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Scrive canzoni, di solito le canta, altre volte preferisce affidarle ad altri, la discrezione è il suo mestiere. Stando così le cose verrebbe voglia di suggerirgli che ha sbagliato ambiente. Invece no. Procede lento, con il passo del montanaro, anche se il suo terzo album, «Dolci frutti tropicali», lo ha realizzato quasi tutto al mare, in giro in casa di amici. Pacifico, dunque un album in punta di voce, dove si parla molto di nuvole, altalene e mare d'inverno. Niente di nuovo sotto il sole? «Chissà. Ho riempito la macchina di strumenti e mi sono trasferito per sette-otto mesi in diverse località marine fra la Liguria, il Lazio e la Toscana. È lì che è nato il mio disco. Mi piaceva comporre fra abitazioni con l'aria trascurata, case disabitate, senza riscaldamento, giardini in disuso, ringhiere scrostate». A proposito di degrado, cosa ne pensa dell'attuale situazione della cosiddetta classe cantautorale? «Queste cose le vivo da acquirente di dischi, visto che ancora, fortunatamente, lo sono. Non riesco a sentirmi collega di chi ha venduto milioni di dischi. Forse è in corso questa crisi ispirativa, certo è che i cantautori storici non possono più contare sulla contestualizzazione della canzone. Molti avevano dalla loro parte il sociale, scrivevano e cantavano quello che i ragazzi volevano sentire, le canzoni facevano parte della loro vita. Mi pare che sia stato Brian Eno a dire che negli anni Sessanta e Settanta la musica apparteneva al parlar quotidiano di una certa generazione». Giusto. Perché non ci provate anche voi? «Non è semplice. Io sono interprete e autore, ho 42 anni, ma posso dire di fare questo mestiere a tempo pieno, di viverci insomma, solo da quattro. Non è un bel successo, ma è già qualcosa. Ricordo che all'inizio andavo in giro a presentare il mio demo dicendo che era di un mio amico. Avevo già 36 anni, mi sentivo vecchio, forse insicuro del mio aspetto fisico». Una sua canzone, «I passi che facciamo», è stata inserita da Adriano Celentano nel suo album «Per sempre». Come è nato il vostro rapporto? «Parlare di rapporto mi sembra esagerato. Ho fatto tutto attraverso Claudia Mori. Purtroppo oggi funziona così. Certo, mi avrebbe fatto piacere entrare direttamente in contatto con un personaggio del genere. È andata meglio con Gianna Nannini e in passato Fiorella Mannoia, che pure hanno cantato miei brani».

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