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«Ricordare è un dovere»

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Coprodotto da Rai Cinema e da Steven Spielberg, attraverso la Shoa Foundation, il filmato si avvale di 400 interviste. Ne escono però poche storie, di nove sopravvissuti italiani alle persecuzioni naziste. I nove ricordano le reazioni alle leggi antirazziali, la loro deportazione e infine, l'esperienza nei campi di concentramento, mentre nascevano persino nuovi amori lungo il viaggio del terrore. Tra i racconti più strazianti, quello di Shlomo Venezia che a Auschwitz accompagnava gli ebrei nelle camere della morte e poi bruciava i loro cadaveri nei forni. Per Calopresti, «il film impedisce che la vita di queste persone resti solo un numero: mi sono spesso censurato, ma a volte mi sentivo obbligato a raccontare quegli orrori: centinaia di migliaia di bambini e milioni di esseri umani morti. Il documentario inizia con le immagini in bianco e nero di un perentorio Benito Mussolini, a Trieste, il 18 settembre 1938, quando proclamava le leggi razziali. La gente applaudiva alla dichiarazione: "L'ebraismo mondiale è un nemico irriconciliabile". Mi fanno paura le folle plaudenti. Bisogna capire la difficoltà di non essere carnefici nell'orrore quotidiano, in un sistema industriale di sterminio, dove clausole contrattuali prevedevano un minimo di 8.000 morti al giorno. Perché si facevano certe scelte, anche quando non erano obbligate? L'unica strada è il coraggio, la coscienza, la conoscenza. Per comprendere e fermare la prevaricazione dell'uno verso l'altro. Perché la Storia, forse non insegna abbastanza». D.D'I.

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