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La Spaak ricorda: «Sul set mi prendevano a parolacce»

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Stasera, al cinema Empire di Roma, verrà infatti proiettata in via eccezionale, e per inviti, la copia del film restaurato dall'Associazione Philip Morris che, su indicazione di Giuseppe Tornatore, ha deciso di rimettere in circolazione, in dvd, uno dei più grandi successi di critica e pubblico di tutta la storia del cinema italiano. lI restauro, diretto da Giuseppe Rotunno, fa rivivere l'interpretazione di Vittorio Gassman, affiancato da una ventunenne Catherine Spaak, da Gian Maria Volontè, Enrico Maria Salerno, Maria Grazia Buccella e tanti altri grandi attori dell'epoca. Nel film, per la prima volta, il Medioevo esce dagli stereotipi di cavalieri e dame, mostrando crudeltà e miseria, con lo sguardo ironico della commedia popolare di Monicelli. Mario Cecchi Gori, con la distribuzione Titanus di Goffredo Lombardo, è stato l'unico produttore a credere nel film, dal budget costosissimo e parlato con un linguaggio inventato da Monicelli, Age e Scarpelli, che hanno mescolato il latino con fantasiosi dialetti italiani. Tra i prossimi restauri, la Philip Morris ha in progetto «I Mostri» di Dino Risi e «Un sacco bello» di Verdone. «Sul set mi accoglievano a parolacce e insulti, in modo molto maschilista — ha detto ieri la Spaak in un affollato incontro stampa alla Casa del Cinema di Roma —. Così, ho appreso il rigore e lo spessore del grande cinema italiano. Sul set c'era un'atmosfera di grande divertimento e goliardia maschile. All'inizio trattenevo a stento le lacrime, ma poi capivo il loro divertimento e non potevo rovinar loro la festa. Ad aiutarmi è stato il destino: quando un giorno, Gassman mi chiese scusa e da allora diventammo amici». «Volevamo essere ruspanti e non agire con sussiego con una ragazzina come lei, ci sembrava fosse il sistema migliore per instaurare un rapporto genuino — ha detto al telefono Monicelli, rimasto a casa per l'influenza —. Questo è il mio film preferito perchè rappresenta la rottura con una certa idea della storia medioevale, con paladini e dame cortesi, mentre noi mostravamo la ferocia e l'inciviltà dell'epoca». «L'armata Brancaleone era anche la pellicola preferita da Vittorio Gassman — ha ricordato ieri il figlio Alessandro —. Il film è stato girato poco dopo la mia nascita ed ero convinto di essere il figlio di Brancaleone. Persino durante il servizio militare marciavo al grido di «Branca, branca». Quando capii l'equivoco rimasi un po' deluso». «Nonostante non ami i sequel, se Alessandro se la sente, potrebbe interpretare «Il figlio di Brancaleone», ha esordito Vittorio Cecchi Gori, che ha sottolineato le difficoltà di quella produzione molto costosa per l'epoca e molto rischiosa per il linguaggio inventato. Spero che oggi si possa distribuire il film all'estero, cosa che allora si riuscì a concludere solo in Germania e fu un successo. Questo dimostra che non bisogna fare film solo per far ridere gli Italiani». Il sindaco Walter Veltroni, anch'egli presente all'incontro, ha infine dichiarato che «oggi è più difficile ridere al cinema, per questo è ancora più importante la salvaguardia di questo patrimonio culturale. «L'armata Brancaleone» è un film molto divertente, scritto genialmente da Age e Scarpelli e girato da quel regista fenomenale che è Monicelli, capace di una divertente cattiveria».

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