Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Disincantato Baudo «Si avvicina il Festival fioccano le promesse»

default_image

  • a
  • a
  • a

Ogni volta che si tocca la questione, c'è sempre qualcuno che tira in ballo il principio vitale della pagnotta. Beppe Carletti dei Nomadi ne fa una questione di mentalità: «I ragazzi cambiano telefonino ogni due giorni e nessuno si lamenta. Per la musica, invece, sono disposti a rubare, a trovare scappatoie per non pagare perché è cara. Allora è più giusto avere gratis il pane». Da anni i cantanti sono impegnati sul fronte della percentuale. Ricorda Francesco Di Giacomo: «Una volta in Parlamento non mi fecero neppure entrare perché ero senza cravatta. Bongusto, addirittura, si presentò in tuta da ginnastica. Ma è solo uno dei tanti tentativi falliti». Nel 2002 Pippo Baudo aveva strappato una riduzione dell'Iva del 10% al ministro Urbani, concentratosi poi su altre urgenze. «Anche quest'anno si avvicina Sanremo - commenta il presentatore - e sull'onda dell'emozione fanno promesse». Atteso domani sera all'Angelo Mai per la presentazione del suo lavoro solista, Fausto Mesolella degli Avion Travel è un «consumatore» afflitto: «L'incultura regna, siamo subissati di musica inutile. I dischi non si vendono perché le persone non sono più invogliate a considerare quello che comprano una forma d'arte, come accadeva negli anni '70». Il Preside della Facoltà di Scienze della comunicazione dell'Università La Sapienza, Mario Morcellini, chiede meno vincoli e capacità di seguire le innovazioni, politica e non occasioni: «Non si possono risolvere queste cose incontrando a cena un artista. C'è' bisogno di politica organica, fermezza nel chiamare gli stati generali dell'audiovisivo. I consumi culturali vanno governati in blocco». Errore «strategico» quello dell'Iva: «Auspicherei un'assoluta liberalizzazione del mercato, ma dovendo partire comunque da una certa soglia, ridurre l'imposta al 4% darebbe finalmente dignità ad opere che ingiustamente non vengono equiparate a quelle letterarie». Il critico cinematografico «arboriano», Fabio Canessa, aggiunge: «L'idea di Berlusconi è molto buona, peccato sia arrivato tardi. Se qualcuno avesse preso il provvedimento di ridurre l'Iva dieci anni fa, il mercato discografico si sarebbe salvato. I ragazzi sono ormai disabituati al cd». Musica come feticcio anche per Paola Turci che ha imparato a scaricare la musica e a dividere i cd in «buoni» e «meno buoni»: «Nella mia libreria ho messo i cd originali da una parte e i masterizzati dall'altra. La riduzione dell'Iva è un atto dovuto nei confronti di questo Paese che nei confronti degli altri sconta sempre un'arrettratezza culturale. Il mio contributo, da quando incido per una etichetta indipendente, consiste nel fissare il prezzo dei miei cd sui 15 euro».

Dai blog