Maurizio Micheli, grande successo al Brancaccio con «La presidentessa», soddisfatto? «Certamente.
Con una Sabrina Ferilli formidabile. Il mio ruolo mi ha appassionato sin dall'inizio. Ed il bravo Gigi Proietti lo ha adattato anche con un dialetto a me tantissimo caro, il dialetto pugliese. Una commedia basata sull'equivoco e sulla situazione che ne risulta dall'inizio alla fine. Sino alla fine di questo mese al Brancaccio a Roma e poi in tournée in tutta Italia fino al 5 aprile». Ma lei non fa solo l'attore? «Sono uno scrittore e ovviamente un buon lettore. Ho scritto anche alcuni testi poi rappresentati». Che professione è attore? «È una professione certamente privilegiata ma non come spesso appare. Io nella mia carriera sinora credo di aver fatto davvero un po' di tutto. Tanta radio, tanta televisione, diciotto riviste e molti sceneggiati, purtroppo poco cinema, solo una ventina di film. Ho interpretato alcuni personaggi che ho inventato per il piccolo e grande schermo e che hanno avuto molto successo. Ma le emozioni e le gioie che mi ha dato, mi dà e mi darà il teatro nessun altro genere finora me le ha mai regalate». Quindi il teatro è la sua vita? «È sicuramente parte importante della mia vita. Ho cominciato con il teatro universitario. A 14 anni ho capito che la mia passione era proprio il teatro». Come ha fatto? «Un giorno comprai un biglietto di loggione ed entrai per la prima volta al Teatro Piccinni di Bari. Rappresentavano «Il cardinale». Lo spettacolo mi piacque tantissimo. Mi entusiasmò il teatro dove veniva rappresentato. Un odore particolare, un'atmosfera unica al mondo. Quel giorno scelsi di fare teatro nella mia vita». E gli studi? «Mi iscrissi a legge perché non sapevo cosa fare. Pensavo fosse l'unico indirizzo a garantirmi diverse possibilità professionali. Mi laureai successivamente in lettere e spettacolo a Bologna con Luigi Squarzina. Il richiamo del teatro era fortissimo. Tanti spettacoli a Milano e in giro per l'Italia. E ancora non mi sono fermato». È un pugliese al cento per cento? «Sono nato a Livorno ma cresciuto a Bari. Mia mamma ha vissuto per tanto tempo a Bari, mio padre, ohimè, non è più su questa terra. Ho due fratelli che non fanno il mio lavoro. E ho trascorso un'infanzia serena in Puglia. Da piccolissimo mi piaceva anche l'operetta. Mio padre era un accesissimo fans di questo genere di spettacolo. E forse involontariamente o volontariamente mi ha contagiato». Papà esemplare? «Non so. Un figlio di 28 anni da un precedente matrimonio. Ora ho una storia importante con una collega, Benedicta Boccoli. Ma non riusciamo a decidere di vivere sotto lo stesso tetto. Una storia di due eterni fidanzati. E forse proprio per questo dura da anni e durerà ancora per tanti anni. Come per tanti anni spero di fare tanto, tanto, tanto teatro».