Mogol: in italiano il mio brano perde poesia Mazzi: è cultura popolare, vale più delle norme
I direttori artistici di Sanremo, Giorgio Panariello e Gianmarco Mazzi, sono pronti ad andare contro il regolamento della kermesse pur di non intaccare l' "affresco napoletano", la canzone "Musica e speranza" cantata da Gigi Finizio e i Figli di Scampia che celebra il nuovo sodalizio della musica italiana: quello tra Gigi D'Alessio e Mogol. Un legame che ha già scatenato paragoni azzardati: "D'Alessio come Battisti", titolava Il Corriere della Sera in un'intervista a Giulio Rapetti che, per la prima volta, firma un testo in dialetto napoletano. C'è chi le chiama emozioni, anche se tardive. Rimozioni, se pensiamo che "Song' je" di Marina Rei non fu ammessa in gara lo scorso anno perché in dialetto. Interpellata sulla questione, la cantante romana, ma napoletana d'origine, ha dichiarato: «evidentemente Mazzi usa un certo tipo di indulgenze per alcuni e non per altri». Il deus ex machina del teatrino sanremese, di fronte al regolamento che dice: "le canzoni devono essere redatte ed eseguite in lingua italiana" s'è messo "scuorno" e, in attesa di prendere la decisione definitiva difende «la lingua regionale quale espressione di cultura popolare». Spiegando: «è pronto anche il testo in italiano, ma ci riserviamo di decidere perché il brano è nato in napoletano ed è quella la sua forza, la sua visceralità. Non voglio massacrare un fatto artistico solo per essere ligio al regolamento». Anche Mogol difende la libera espressione: «il dialetto è una coperta calda. Da piccolo mi addormentavo ascoltando i discorsi dei miei genitori che parlavano in milanese». Le parole di Mogol preconizzano una performance di quartiere, dal fascino popolare: «"Musica e speranza" è una canzone molto etnica, pensata in napoletano. Con il testo italiano viene meno l'atmosfera, la sua coralità». Anche Mazzi indugia nella descrizione folcloristica: «le voci che spuntano da un lato all'altro del palco sono come la rappresentazione dei vicoli di Scampia» e, in cerca dell' appiglio che lo toglierà dall'imbarazzo, il direttore artistico si ripromette di «tener conto, in futuro, delle diverse culture territoriali e anche internazionali». Nell'oasi del suo "centro di formazione musicale" a Toscolano, dove ha presentato alla stampa i 12 giovani in gara al prossimo Festival, Mogol li definisce "piccoli Einstein" sotto il profilo tecnico. «A cominciare da mio figlio - spiega - , che è capace di fare un intero disco con un congegno portatile». Un vero spreco, a giudicare dalle sale di registrazione del CET, tecnologia all'avanguardia. «Riceviamo mensilmente gli adeguamenti agli standard più evoluti. Quello che c'è a New York, lo abbiamo anche qui da noi. Ma io su queste cose sono un dinosauro, il merito va ai miei tecnici. Ad ogni modo gli studi fioriscono ovunque. È il fascino della musica che va rinnovato». In che modo? Seguendo le emozioni? «Bisogna fare in modo - risponde ancora Mogol - che i ragazzi crescano culturalmente. solo assimilando il linguaggio nobile dei migliori musicisti, possono valutare meglio, sotto il profilo dell'autocritica, quello che stanno facendo. Purtroppo, però, gli si chiede molto e gli si dà poco tempo. Tutto viene incanalato in un tubo piccolo, dove sotto il profilo promozionale ci sono ghigliottine terrificanti e dominano le logiche delle case discografiche. In uno scenario simile diventa difficile portare qualcosa di veramente nuovo». Torna a galla l'incartamento "Sanremo 2006": «sono contrario ai regolamenti - dice Mogol - sono restrittivi della qualità della musica. Dobbiamo favorire il flusso della creatività, delle canzoni belle, senza porre limiti, soprattutto quello che riguarda l'età: preferisco un trentottenne che è un artista vero a uno di 21 anni, che ha la giovinezza, può saltare la corda come un atleta, ma ha ancora poco da dire artisticamente». Mogol, infine, tenta di stemperare il clamore scatenato dal presunto parallelo: «D'Alessio ha una grande capacità melodica, ma tra i due ci sono delle differenze enormi: Battisti lavorava m