Al Grinzane il coraggio delle donne del Terzo Mondo
Quindi è riposta nella donna l'unica ed estrema chance di offire alle prossime generazioni «una vita migliore». E se ancora oggi può suscitare stupore (e forse un malcelato maschilismo da parte di molti) che una donna possa raggiungere i vertici della politica (vedi nel Cile e in Liberia), o aspiri con tutte le buone intenzioni e buoni auspici, come Condoleeza Rice, alla presidenza di uno Stato, di certo la presenza femminile nella scrittura, rappresenta un patrimonio prezioso e determinante per la definizione stessa di letteratura. Dallo stesso mondo arabo e dal vicino oriente, le voci di scrittrici riassumono sì, un passato spesso ostile alla loro stessa natura, ma anche una possibilità ideale per una condizione di tolleranza e soprattutto di pacifico scambio culturale e religioso. E in effetti non è facile promuovere l'integrazione e il multiculturalismo in un contesto storico-sociale precario e costantemente minacciato dall'odio. Ma la scena letteraria, ancora una volta non vuole conoscere confini politici o religiosi, ma occasioni e opportunità volte a rendere operativo lo scambio interculturale e intervenire per evitare qualsivoglia genere di minaccia contro la libertà di pensiero. Il Grinzane-Cavour di Torino sicuramente oggi, giunto alle sua venticinquesima edizione, realizza uno dei più efficaci e importanti contributi in proposito. In questi giorni, sono convenuti scrittori (ma soprattutto scrittrici, appunto) e personalità della cultura e della politica, per sottolineare il dialogo per la pace nel mondo, individuare nelle giovani generazioni la nuova linfa per un avvenire più «confortevole», e far luce su un aspetto ancora poco conosciuto (principalmente in Italia): il ruolo fondamentale delle scrittrici nelle siocetà islamiche e arabe per una evoluzione non solo strettamente letteraria, ma anche sociale. L'impegno coraggioso di alcune autrici di volumi di un certo rilievo, già tradotti in diverse lingue, ha trovato una forza insolita, e per questo, più proficua, nel convegno, organizzato dallo stesso Grinzane Cavour, che le a messe a confronto. Dall'Egitto, Algeria, Iran, Iraq, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Yemen, ciascuna rappresentatnte ha offerto il proprio contributo letterario e «umano» in un intreccio di esperienze e opinioni che hanno felicemente trovato il comun denominatore nella libertà d'espressione, fine ultimo di una convivenza pacifica e «generosa». I premi attribuiti hanno così trovato la loro ragion d'essere in due personalità che hanno sintetizzato l'intera finalità dell'evento. All'agerina Assia Djebar è andato il premio per la Lettura-Fondazione CRT, per la felice capacità di infondere nel pubblico soprattutto giovane la passione per la lettura. E ad Isabella Camera d'Afflitto, il premio di Traduzione per il contributo dato alla diffusione della lingua e letteratura araba in Italia. In occasione del venticinquesi anniversario del Grinzane-Cavour, è stato assegnato un premio speciale a una donna speciale, il premio Nobel per la Pace 1992, la scrittrice guatemalteca Rigoberta Menchù, la quale, dopo aver ricevuto il premio e ringraziato, ha così concluso: «mujeres al poder». Dulcis in fundo, sono stati dichiarati i vincitori delle sezioni narrativa italiana e straniera di questa venticinquesima edizione, ai quali sarà assegnato il premio nel prossimo mese di giugno, dopo un'ulteriore giudizio affidato a giurie scolastiche scelte in tutto il mondo. Per gli italiani, Tullio Avoledo, Tre sono le cose misteriose (Einaudi), Silvia Di Natale, L'ombra del cerro (Feltrinelli) e Silvana Grasso, Disìo (Rizzoli); per gli stranieri, Roddy Doyle (Irlanda), Una faccia già vista (Guanda), Gamal Gitani (Egitto), Schegge di fuoco (Jouvence) e Laura Restrepo (Colombia), Delirio (Feltrinelli).