REGINA DELLA BODY-ART

È una delle sequenze di «Balkan Erotic Epic», il nuovo lavoro della grande performer serba Marina Abramovic, esposto all'Hangar Bicocca di Milano (da domani al prossimo 23 aprile), nella mostra curata da Adelina von Fürstenberg da un progetto di Art for The World. Nel vasto spazio quadrato del capannone milanese, la scena appare su un maxischermo, di fronte all'ingresso dell'installazione, mentre a sinistra dell'ingresso le immagini delle medesime contadine, sotto una pioggia sferzante, corrono nei campi, sollevano le gonne e, tra urla propiziatorie, mostrano oscenamente le nude vagine. Sul lato destro, invece, c'è il video di una quindicina di uomini completamente nudi e distesi sulla terra che tentano di penetrare con i loro peni, nell'intento di fertilizzarla. Alle spalle dell'ingresso, infine, una gigantografia della Abramovic, anch'essa nel tipico costume rurale dei Balcani e anch'essa nell'atto di offrire i suoi seni nudi. «Sono scene che prendono spunto dai miei studi sulla cultura popolare nei Balcani e sull'uso dell'erotismo, attraverso il quale l'essere umano, secondo l'antico credo pagano, ambisce a diventare simile agli dei - ha spiegato la Abramovic - Oggi, anche sulla tv italiana, l'erotismo è volgarità e pornografia, mentre un tempo la gente dei Balcani l'intendeva come energia sovrumana che usava contro le malattie e le calamità naturali». La Abramovic è ritornata a rivolgere la sua arte al luogo natio, nove anni dopo la sua straordinaria performance «Balkan Baroque» alla Biennale di Venezia, con cui vinse il Leone d'oro 1997 (per 4 giorni consecutivi e per 22 ore al giorno, Marina, canticchiando un'antica nenia serba, continuò a ripulire con una spazzola di metallo cataste di ossa da ogni brandello di carne, quale atto di denuncia e di dolore per la barbarie della guerra nella ex Jugoslavia). «La guerra serbo-bosniaca, oggi, non c'è più - ha commentato Marina Abramovic - ma c'è la guerra in Irak, in Etiopia e in altri Paesi. Perciò, ho voluto che quel mio lavoro e altri 4 video sul tema dei Balcani fossero accanto a "Balkan Erotic Epic", qui in anteprima mondiale. I problemi della guerra sono universali e non riguardano soltanto il conflitto che negli anni scorsi ha sconvolto il mio Paese». Reduce dalle performances «Seven Easy Pieces» (Sette pezzi facili), al Guggenheim Museum di New York nello scorso novembre; e «Zunami», il mese scorso, sull'isola tailandese di Puchet (l'artista è rimasta immobile per ore su una piattaforma, in mezzo al mare, mentre 120 uomini frustavano le onde, a simboleggiare la punizione degli dei), Marina Abramovic da una quarantina d'anni usa il corpo per fare arte oltre ogni limite fisico e mentale e per trasmettere emozioni ed energie al pubblico dei suoi celebri spettacoli dal vivo, che le sono valsi il titolo di «regina della body-art». «La vita è sofferenza - ha aggiunto la Abramovic - e per rappresentarla aspetto l'idea più rischiosa. Quando arriva quella che mi fa veramente paura, so che è l'idea giusta».