di TIBERIA DE MATTEIS RACCONTARE storie di gente comune creando personaggi in cui il pubblico possa ...
Un titolo provocatorio che parafrasa l'incoraggiamento evangelico per testimoniare il disagio dei nostri tempi. L'attrice ribadisce la sua passione teatrale senza però rinunciare al grande e al piccolo schermo come dimostrano la sua partecipazione al film sui quarantenni in crisi «Non prendete impegni questa sera» di Gianluca Tavarelli, di prossima uscita, e l'avventura tv appena conclusa con la Gialappa's. Quale problema attuale ha voluto descrivere? «Insieme a Bruno abbiamo concepito la vicenda di un'operaia incinta di sette mesi che, ritrovandosi disoccupata, decide di prendere in ostaggio la responsabile del suo licenziamento minacciandola con la pistola. È una reazione estrema, ma non del tutto ingiustificata nella sua condizione». Come si sviluppa il racconto? «In una nottataccia metropolitana prendono corpo e voce una fredda dirigente d'azienda piegata alle leggi di mercato, un'ingenua poliziotta di provincia, una trans sarcastica e disillusa, un guardiano notturno pensionabile e un bambino che sta per nascere attraverso le parole di una donna delle pulizie siciliana fissata con le canzonette. Ovviamente io interpreto tutti, modulando dialetti e posture». C'è un messaggio da estrapolare? «Ognuno può cogliere i significati che preferisce. Non me la sento di esprimere giudizi. Ci sono persone che, pur vivendo da "ultime", vogliono continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno e altri che davvero si abbattono non trovando ragioni di speranza». Ma la fortuna conta, secondo lei? «Sicuramente una società efficiente dovrebbe garantire le medesime possibilità a tutti. Credo, per esempio, che sia urgente riconoscere una maggiore parità fra uomo e donna. Ormai sono necessari due stipendi per creare una famiglia e il diritto sacrosanto alla maternità andrebbe tutelato». Pensa mai a un futuro di moglie e madre? «In questo momento sono molto felice con il mio compagno. Affronterò queste scelte quando mi capiterà la condizione giusta. Per ora sono in tournée per tutta la stagione, è vero che ho già 32 anni, ma preferisco rimandare». La comicità in teatro è diversa da quella televisiva? «Non bisogna mescolare i generi ed è bene rispettare i linguaggi specifici di ogni forma di comunicazione. Se a teatro posso trattare argomenti seri con ironia, in tv devo privilegiare lo sketch di pochi minuti che resti nella mente. Credo che alla lunga la serietà con cui si affronta il mestiere di attore venga riconosciuta al di là delle mode». Di cosa ha paura? «Cinque minuti prima di entrare in scena sono tesissima e tremante, ma appena vedo la platea sento che mi sostiene e mi dà forza. Accade sempre, a ogni replica, e riesco comunque ad andare avanti. Mi auguro che funzioni così anche per la mia vita».