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Pamela Villoresi «Ero spietata ora lascio vivere»

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Una scelta premeditata. Il teatro mi affascina da sempre. Sono impegnata in due spettacoli. "Animali nella nebbia", anche al Metastasio di Prato e "Un grande grido d'amore" al Teatro Argot di Roma. E poi ancora teatro». Quale tipo di teatro le piace? «Mi piacciono da sempre gli intrecci di teatro nel teatro. Commedie che sprigionano a volte suspence e a volte comicità. Mi piace mettere in scena grandi scontri e lunghi abbracci. Insomma nel teatro e del teatro mi piace la dirompente forza espressiva». Ma com'è Pamela fuori dal palco? «Una persona disponibile ed aperta, molto buona». E da giovane? «Una vera rompiscatole. Abbastanza presuntuosa. Pensavo di avere tutte le risposte. Forse ero egocentrica. Spietata. Giudicavo molto e in modo arbitrario». Quindi si è un po' imborghesita? «No. Ma la vita mi ha ammorbidito». È innamorata? «L'uomo che è al mio fianco è veramente un uomo fortunato ed eccezionale. Ha incontrato una Pamela molto più accogliente. Forse gli regalo una morbidezza che prima non avevo affatto». È una buona manager di se stessa? «Penso proprio di sì». Non è italiana? «Sì. Sono nata a Prato da madre tedesca e padre toscano. Ho cominciato piccolissima ad appassionarmi alle attività teatrali. Sin da piccina, infatti, volevo fare l'attrice e ho cominciato a lavorare giovanissima. Devo la mia formazione culturale a me stessa. Ho studiato molte discipline. a 18 anni ero già al Piccolo Teatro sotto la direzione di Strehler». Figlia unica? «Ho un fratello di quattro anni più giovane ma fa l'avvocato. Sono figlia di separati. La mia infanzia è stata turbata da continui litigi dei miei genitori». La vita le ha regalato tutto? «Ma mi ha tolto anche tanto. Ho sposato un direttore della fotografia che ha lavorato nel cinema, scomparso prematuramente. A 22 anni ero già mamma». Ed ora cosa chiede al suo futuro? «Di continuare come sto facendo. Con tanta serenità e voglia di vivere».

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