«Io e Mediaset, nozze senza fine»
Gerry Scotti torna stasera con «La corrida» e chiude le porte alla Rai
Erede dell'indimenticabile Corrado che tenne a battesimo il programma in radio nel 1968 e nel 1986 la fece approdare in tv, Scotti sarà affiancato nelle dodici puntate previste, dal maestro Roberto Pregadio e dall'ex Letterina di «Passaparola» Michela Coppa. A curare l'attuale edizione è ancora una volta Marina Donato, moglie di Corrado. Nel contempo Gerry Scotti sarà anche al timone del quiz «Il milionario» tornato su Canale 5 nella fascia preserale dallo scorso lunedì. Lei è uno dei pochissimi artisti costantemente fedele all'azienda nella quale lavora da 21 anni. Ha mai ipotizzato un suo approdo a Viale Mazzini? «Il mio contratto con Mediaset scade tra un anno. Ma i gratificanti rapporti di reciproca stima esistenti tra me ed i vertici dell'azienda hanno sempre rappresentato un forte collante di quasi impossibile scalfittura». La tv pubblica però, qualche anno fa aveva fatto il suo nome per la conduzione di un festival di Sanremo. «Era una edizione nella quale si ipotizzava una conduzione multipla. Non ho nessun interesse per Sanremo, ma essendo appassionato di musica, seguo sempre il festival da casa. Sono però particolarmente soddisfatto perché quest'anno sul palcoscenico dell'Ariston ci sarà Ilary Blasi, mia ex Letterina che ha iniziato proprio a "Passaparola"». Qual è, a suo parere, la vera causa della penalizzante stagione autunnale di Mediaset? «Appurato che i gusti del pubblico non sono mai prevedibili, c'è da sottolineare che Mediaset veniva da anni di grandi affermazioni e successi. Un trend che si prevedeva potesse continuare e che è realmente continuato. Noi non abbiamo vissuto nessun allarme come invece veniva paventato dalla concorrenza. Personalmente, con una carriera lunga 21 anni, per 15 anni mi sono accontentato solo di esserci in Tv. Lo ritenevo già un successo». Cosa è cambiato a Mediaset con l'arrivo di Bonolis? «Sono sempre stato entusiasta del suo ritorno. Si è detto che quando arriva lui si aumentano gli stipendi. Ma non è così». Coltiva ancora la sua vecchia passione per la radio? «Sono rimasto in contatto con personaggi come Linus, Albertino, e recentemente mi sono rifatto conquistare dalle onde herziane: ogni mattina, alle 9 conduco un piccolo programma dal titolo "Il quesito del fagiano" su Radio 101. Propongo domande curiose ma non si vince nulla». Lontano dal gossip dei rotocalchi rosa, lei è molto gradito al pubblico familiare. Come lo spiega? «Mi considero una persona all'antica che coltiva valori come la buona educazione e il rispetto per gli altri, e che cerca di entrare nelle case della gente in punta di piedi». Le sue espressioni di commiato in alcuni programmi come «Il milionario» rimandano ad un forte senso di spiritualità. È così? «La frase "Che Dio vi benedica" con cui mi accomiato dal pubblico, per me credente, significa voler auspicare che su tutti gli spettatori, a qualsiasi fede appartengano, possa scendere la benedizione del loro Dio. È una espressione beneagurante, non ha la medesima valenza di "Allegria" di Bongiorno, ma forse il significato è equivalente». Che importanza hanno per lei i soldi? «Pur avendo raggiunto una discreta soddisfazione economica, ho smesso di considerarli quando mi sono accorto di guadagnare più di mio padre, ma soprattutto quando ho compreso che con i soldi non sono riuscito a salvare la vita di mio padre e di mia madre». Dopo l'esperienza de «Il mio amico Babbo Natale» continuerà a fare fiction? «Il produttore Valsecchi mi ha fatto ulteriori proposte a riguardo. Ma vanno valutate con molta attenzione, soprattutto se si tratta di serie più lunghe». Si considera più erede di Mike Bongiorno o di Corrado? «Sono cresciuto con la Tv di Bongiorno, appartenendo alla generazione dei cinquantenni. Avere ereditato la Corrida mi gratifica. Ci ho impiegato sei mesi ad accettare, convinto che fossero più giusti Fiorello o Bonolis». Come considera suo figlio di 14 anni il proprio padre? «Mi dice sincerament