La «Metamorfosis» nel cubo di vetro

L'incontro con l'autore e regista teatrale Javier Daulte, che firma l'adattamento dell'opera kafkiana mettendo anche a disposizione la sua proficua esperienza nella guida della recitazione degli interpreti, segna una tappa speciale nel percorso creativo dell'acclamato gruppo che ha curato l'apertura dei giochi olimpici di Barcellona nel 1992, ha inaugurato l'anno di Genova capitale europea della cultura nel 2003 e ha già collaborato con nomi internazionali come Irene Papas. «Pur continuando a puntare sulla visceralità e la sensorialità delle immagini - ha affermato il direttore artistico Àlex Ollé - crediamo che oggi la parola abbia maggiori possibilità comunicative. Vogliamo impegnarci a invitare la gente a riflettere senza però finalità politiche o didattiche. Abbiamo deciso quindi di intraprendere il cammino inverso dalla tecnologia alla parola intesa anche come vettore di emozione, in una decantazione del ruolo della macchina volta alla ricerca della purezza espressiva. Il nostro pubblico è abituato a un teatro di mobilitazione in grado di risvegliarlo, ma nelle dodici città spagnole in cui siamo già stati gli spettatori, dapprima rimasti sorpresi, si sono poi mostrati disponibili a vedersi riflessi e a identificarsi». I temi della paura, della solitudine e della differenziazione contenuti nell'originale letterario sono attualizzati e il protagonista Gregor Samsa sceglie liberamente di autorecludersi in quanto essere vivente ambiguo e strano fino a disumanizzarsi per avvicinarsi all'animalità. Sarà poi il personaggio dell'ospite a sostituirlo all'interno della sua famiglia. La scenografia è animata da un cubo di vetro trasparente e mobile, coordinato con lo schermo su cui dominano le video-proiezioni, e da alcuni tavoli in una continua trasformazione spaziale che corrisponde al concetto di mutabilità su cui verte l'allestimento. I materiali video, realizzati da Frank Aleu ed Emmanuel Carlier, completano il discorso incarnato dal vivo sul palcoscenico dai cinque attori costituendo inoltre un elemento virtuale e luminoso, capace di suggerire l'immaginario kafkiano. A regnare sovrana, come sempre, sarà però la musica curata da Josep Sanou e concepita come una colonna sonora formata da partiture originali, sonorizzazione dei filmati e amplificazione in diretta in un fitto contrasto fra la dimensione elettronica e un registro basato su pezzi classici per violino senza escludere l'utilizzo di rumori ambientali complementari all'azione.