La scoperta di Hofmann fu una bomba per le menti Ma prima degli artisti la provarono medici e scienziati
Forse la verità è che ad un uomo che ha appena compiuto 100 anni e che è membro del comitato per il Nobel si perdona tutto. Anche qualche falso storico. L'uomo a cui si deve la scoperta dell'Lsd nel 1943 dimentica che la strada dell'uso degli assortimenti psichedelici sintetici è lastricata di cadaveri eccellenti. Quella scoperta ha girato la chiavetta d'accensione dell'era psichedelica proprio come la fissione dell'atomo aveva aperto l'era atomica, ma ci volle un decennio prima che la cosa fosse effettivamente avvertibile. In quell'unico e fondamentale anno Gordon Wasson e sua moglie confermarono la sopravvivenza di un culto di funghi magici in Messico e subito dopo alcuni intellettuali americani off limits, prima ancora dei musicisti, ne sposarono la causa. Il primo fu William Burroughs che in Alta Amazzonia ebbe occasione di bere la pozione allucinogena chiamata "yagè" e ne scrisse ad Allen Ginsberg, che si precipitò a provarla, mentre in Canada Aldous Huxley veniva iniziato alla mescalina dal dottor Humphry Osmond, il quale si stava preparando a collaudare le proprietà psicoattive del seme di convolvolo, psichedelico antichissimo, e negli Stati Uniti i servizi segreti militari si dedicavano a ricerche top secret (il progetto "Bluebird/Artichoke") sulle possibili utilizzazioni degli psichedelici nella guerra chimica e psicologica. E fu in quello stesso periodo che i ricercatori psichiatri, molti dei quali avevano già preso personalmente Lsd (invece di limitarsi a somministrarlo ai pazienti malati di mente) iniziarono ad influenzare fortemente scrittori, musicisti, poeti, pittori. Il primo fu proprio Huxley, il quale pubblicando "Le porte della percezione" (il libro a cui si ispirò Jim Morrison, quando, molti anni dopo, fondò i Doors) rischiò di rovinarsi la reputazione ma raggiungendo con la sua brillante e positiva descrizione di quanto aveva provato un vasto pubblico. Furono per primi i grandi protagonisti della Beat Generation a decantare l'uso dell'Lsd, poi fu la volta dei jazzisti - che lo fecero in contrapposizione all'uso di droghe "speed", quali l'eroina e la cocaina - e infine i musicisti rock. Si cominciava già a riconoscere che le sostanze psichedeliche avevano profondamente trasformato innumerevoli esistenze prima dell'inizio della storia scritta, ma ben pochi avevano indovinato l'effetto dirompente che questa sostanza avrebbe avuto sulla generazione degli anni Sessanta. Milioni di giovani consumatori di psichedelici vissero una fantasmagorica rivoluzione culturale, che agli occhi di molti non iniziati assunse l'aspetto di una terrificante allucinazione. Fu la trasformazione della società e della nascente controcultura: acid test, be-in, luci stroboscopiche, hippies, capelli lunghi e perline, guru e fluorescenze, centri di informazione psichedelica e comuni urbane, spaccio per la strada e libertà sessuale, micropunti bianchi, piramidine azzurre e "orange sunshine", consapevolezza della beatitudine e autoemarginazione, cannibalismo dei mezzi di comunicazione di massa, repressione, Provos, Digger e Yippie, Woodstock e "Sergeant Pepper", "Turn on", ovvero accendersi, sintonizzarsi, uscire fuori e tutto il resto. Una Love Generation che ha comunque lasciato dei segni molto significativi nel mondo dell'arte, soprattutto nella musica e nella letteratura, ma anche nel design e nella pubblicità, mettendo a nudo alcuni fra i più radicati tabù della borghesia: la repressione sessuale, il torpore dei pregiudizi religiosi, politici e sociali, l'ipocrisia e la scellerata guerra in Vietnam. Il centenario scienziato svizzero sembra mancare di rispetto a tutto questo e soprattutto a Timothy Leary, professore di Psicologia all'Harvad University, che nel 1960 iniziò, con il collega Richard Albert, a fare ricerche sull'inconscio attraverso esperimenti psicoterapeutici. Leary, scomparso nel 1996, si impegnò così intensamente in questo genere di ricerche da diventare il "Drug Guru", il guru dell'