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Avati premiato

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«Ma il mio film non è felliniano»

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Questa volta a premiarlo è stata la giuria del Palm Springs International Film Festival, una rassegna che sta lentamente crescendo di importanza nel panorama dei festival cinematografici a stelle e strisce. Il festival ha dedicato a Pupi Avati una rassegna personale e l'altra sera davanti a una sala gremita di spettatori è stato proiettatata la sua ultima opera, «La seconda notte di nozze». A seguito della proiezione il produttore ha ricevuto l'International Filmaker Award e si è sottoposto al fuoco di fila delle domande degli spettatori, che nella pellicola hanno rivisto un accenno di Fellini, lo stile con cui gli americani identificano l'Italia del cinema. Avati, che è apparso emozionato e ha sempre parlato in inglese, ha però messo le cose in ordine: «No, felliniano no. Magari qualcosa della commedia all'italiana ma non felliniano. Anche se quando guardo un film voglio che mi dia emozioni, che mi faccia ridere o piangere, che mi faccia venire la pelle d'oca. Anche nella vita è così no? Un giorno sei triste, il giorno dopo sei allegro, così è la vita e così è la mia visione del cinema». Le domande del pubblico, che ha apprezzato il film che ha visto debuttare al cinema di Katia Ricciarelli (del cast fanno parte anche Antonio Albanese e Neri Marcorè) hanno riportato Pupi Avati alla sua infanzia e al secondo dopoguerra: «Tutto era stato distrutto. Non c'era niente da mangiare, non c'era un tetto sotto cui dormire, non c'era più niente. Quando avevo 5 anni ho passato 2 anni della mia vita in campagna, dove un bambino come me poteva prendere in mano qualsiasi oggetto e morire. Una bambina che conoscevo, della mia età, mentre era in bicicletta ha urtato qualcosa ed è saltata in aria. Questo succedeva in Italia, e ora sta succedendo in qualche altra parte del mondo, tutti i giorni. Perciò ho fatto questo film». Incalzato dal pubblico il produttore ha poi raccontato l'aneddoto che ha dato via alla sceneggiatura: «Le amiche di mia madre, che era vedova e molto timida, cercavano di presentarle qualcuno da far diventare il mio secondo papà. In particolare, uno dei candidati era un dentista, che voleva farsi passare per uomo e padre, ma che era omosessuale. Mia mamma a quel punto era un po' confusa e non sapeva chi scegliere!».

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