di PAOLO BIAMONTE «DOPO tanta fatica avevo avuto un contratto discografico, ma siccome nella vita tutto ...
È uno dei momenti più esilaranti del «Grande croupier», lo spettacolo che segna il debutto teatrale di Enzo Ghinazzi-Pupo che l'altra sera, simbolicamente al Casinò di Venezia con l'anteprima del suo spettacolo teatrale, ha coronato la sua incredibile risalita verso il successo dopo la rovinosa caduta legata al tavolo verde. È l'autoironia il filo conduttore di questo spettacolo sorprendente fatto di racconti e di canzoni, ma soprattutto nella capacità dell'artista toscano di saper stare in scena e trasformare in un racconto travolgente la sua vita fatta di episodi fuori dal normale. Scritto insieme a Francesca Angeli «Il grande croupier» debutterà a Milano al teatro Filodrammatici dal 17 al 22 gennaio. Mentre dal 14 al 26 febbraio inaugurerà il Teatro Italia di Roma. Ovviamente c'è molta musica in questo spettacolo dalle canzoni con cui Pupo è diventato famoso a quelle di suoi famosi colleghi, Battisti, Fabrizio De Andrè, Claudio Baglioni, Ivan Graziani e anche Gaber in «Far finta di essere sani». Non è priva di significato la scelta dell'anteprima: al Casinò di Venezia Pupo lo conoscono tutti e lui ricorda esattamente la disposizione di ogni tavolo verde dove lui ha lasciato un patrimonio. Anzi, è proprio questo il tema più forte dello spettacolo dove riesce a raccontare come lui si sia rovinato nel giro di pochi anni con dissennate giocate come quella di Saint Vincent, dove in un colpo solo si giocò 130 milioni di lire. Se dunque non mancano i risvolti drammatici - le origini di Pupo sono modestissime - non si tratta di un'autobiografia compassionevole anche perchè oggi grazie ad «Affari tuoi», il preserale di Raiuno, è uno dei personaggi più in vista della televisione, dunque è uno che ce l'ha fatta. Durante la sua carriera ovviamente ha incontrato moltissima gente e molti personaggi famosi che in un modo o in un altro entrano nello spettacolo, da Freddi Naggiar, il discografico che lo ha scoperto (e che lo ha chiamato Pupo) a Gianni Morandi, fino a Gangster Russo che lo ha costretto a una comica «roulette russa» a Gianni Boncompagni che nell'89 ebbe il coraggio di definirlo «la risposta italiana a Sting». «Speriamo che questa Sting sia una cosa buona», fu il commento del papà di Pupo come lui stesso racconta nello spettacolo. Il finale è una dichiarazione di intenti, quella cioè di un uomo che ha deciso di non essere più vittima del gioco e di convivere con la sua passione: intanto ha cominciato una nuova carriera.