«Saw 2», delizia degli amanti dell'horror. Per gli altri solo noia
NEL PRIMO «Saw», un horror diretto nel 2004 da Jamos Wan, due personaggi si trovavano imprigionati in un sotterraneo ad opera di un killer senza volto che, proponendo loro degli enigmi misteriosi, garantiva la salvezza solo a quello che, nel giro di otto ore, sarebbe riuscito ad ammazzare l'altro. Oggi la seconda puntata. Il regista è cambiato, è un esordiente, Lynn Bousman, che ci viene dai video musicali, lo sceneggiatore però è sempre Leigh Whannell, qui anche produttore esecutivo. Il killer, poco dopo l'inizio, non solo mostra finalmente il suo volto (è quello affilato, canuto ed emaciato di Tobin Bell), ma viene addirittura catturato dalla polizia sotto la guida di un ufficiale molto deciso, Eric Matthews, interpretato da Donnie Wahberg. Si potrebbe finire qui, invece si comincia. Il killer, infatti, è riuscito a fare entrare nel suo gioco anche la sua troppo facile cattura e poi, sia pure a distanza, ricomincia a intrecciare le sue trame sempre enigmatiche, questa volta in un altro sotterraneo dove ci sono otto persone, e tra queste anche il giovane figlio del poliziotto in modo da poterne ricattare il padre. Il tempo perché tutti muoiano adesso è di due ore, così ecco presto la ridda di incidenti, ovviamente sanguinosissimi, che dovranno metter fine alla vita di quei prigionieri, tutti dalle origini, dalle reazioni e dai caratteri intenzionalmente molto disparati. La conclusione ne vedrà morire molti, anche il killer, peraltro affetto da una malattia terminale, ma in fondo non concluderà davvero. Perché alla fine, una sorpresa veramente inattesa (oltre alle tante disseminate nell'azione) garantisce che ne vedremo delle belle (si fa per dire...) in un prossimo «Saw 3», naturalmente sempre con sangue, anche se, forse, con meno giochi torvi e meno enigmi. Quello che in questa seconda puntata può interessare di più sono i nuovi sistemi (tutti orrorifici) con cui il killer pianifica la morte dei suoi vari prigionieri e, alla fine, quella curiosa rivelazione che promette un'altra avventura truce. Il resto punta quasi esclusivamente sulle continue efferatezze (di tutti contro tutti), pur dando spazi (abbastanza noiosi, a dire il vero) all'incontro-scontro a... tavolino tra il killer e il poliziotto tenuto sulle spine come padre. Chi ama questo genere di storie e le paure, gli incubi e le angosce di cui tendono a vestirsi, avrà tutto quello che gli ci vuole, e largamente. Gli altri possono, senza rimpianti, scegliersi un altro film.