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Due sinfonie e due concerti per piano con la giapponese Mitsuko Uchida

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E non c'è dubbio che la maggior novità della stagione ceciliana è l'approdo sul podio della prestigiosa orchestra romana di un nuovo direttore musicale come Antonio Pappano, forse alla vigilia poco noto ai distratti, ma con alle spalle una invidiabile carriera artistica internazionale. Nato a Londra da genitori italiani nel 1959, Pappano si forma infatti negli Stati Uniti e debutta a Oslo nel 1987 dirigendo La Bohème. A poco più di trent'anni diventa direttore musicale del Teatro de La Monnaie di Bruxelles e nel 1993 la sua apparizione allo Staatsoper di Vienna per dirigere il Sigfrido gli schiude le porte del firmamento concertistico internazionale dal Metropolitan (1997) al Festival bavarese di Bayreuth (1999). Ma alle presenze nelle più prestigiose sale concertistiche Pappano unisce la presenza come direttore musicale (dal 2002 al Covent Garden di Londra). Sinora si poteva pensare che i suoi interessi e le sue predilezioni andassero però soprattutto al repertorio lirico, compreso l'impervio Wagner. Ma in questi primi tre mesi che ha preso saldamente in pugno, dopo il coreano Myun Whung Chung, la più prestigiosa orchestra romana Pappano ha dato prova di estrema duttilità. Nei cinque concerti diretti sinora nell'arco di circa due mesi ha infatti soddisfatto e convinto in autori molto diversi tra loro, come Britten (l'impegnativo War Requiem dedicato agli uomini di buona volontà), Beethoven (la celeberrima Quinta Sinfonia), il Novecento storico di Honegger e Schoenberg, il chiaroscurato e plastico Verdi del Requiem, emblema di religiosità quasi laica dal volto umano, l'America moderna di Copland e Varèse, ma anche i coloriti russi (Ciaikovsky). Per non dire del brillante concerto cameristico che lo ha visto impegnato come pianista al fianco di valenti solisti dell'orchestra ceciliana. Da domani quello che potremmo definire il «Festival Pappano» prosegue con una ennesima puntata tutta dedicata al divino Mozart, di cui com'è noto ricorre il duecentocinquantenario della nascita: due Sinfonie (la giovanile K 183 e la più matura Parigina K 297 scritta nel capoluogo francese nel 1778 all'indomani della morte della madre) e due Concerti per pianoforte contigui (i nn. 24 e 25 K 491 e K 503) a tracciare con un buon tratto l'arco espressivo e stilistico del salisburghese. Ed ha scelto accanto a lui la pianista nipponica Mitsuko Uchida, ovvero un'interprete che già tanti meriti si è acquisita nel terreno spinoso della interpretazione mozartiana, fatta di nitidezza e chiarezza, cristallinità e limpidezza razionale. Insomma questo concerto ci indicherà quale Mozart avremo da attenderci da Pappano in maggio, quando il direttore affronterà, sia pur in forma di concerto, nientemeno che l'immortale Don Giovanni. Ma c'è un altro aspetto che piace in questo direttore italo-anglo-americano ed è la sua disponibilità, la affabilità, doti che gli vengono forse dalla parte latina del suo carattere. Pappano difatti, sopra il podio come fuori dalla sala da concerto, è un comunicatore, un antidivo, uno che con la musica o con la parola, con gli atteggiamenti, sa gettare un ponte tra sè e gli altri. In pochi mesi sembra sia riuscito a farsi apprezzare dal coro e dall'orchestra anche per i suoi modi urbani e cortesi, ben lontani da quelli di qualche suo predecessore che prediligeva il pugno di ferro in guanto di velluto. Ed i risultati sinora sembrano dargli ragione con grande gioia dei musicofili capitolini che si attendono da lui stagioni da favola, tagli ministeriali permettendo.

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