Margherita, ultima «first lady» della corona
Durante la sua visita ufficiale in Francia, si presentò ai giornalisti con queste parole: «Io sono il signore che ha accompagnato a Parigi Jacqueline Kennedy». Molto simpatico, e molto americano. Al di là dell'Oceano non riescono a concepire un presidente senza una moglie al fianco: una moglie che sia anche protagonista sulla scena nazionale. Come Jackie, ma anche come Eleanor Roosevelt, Nancy Reagan, Barbara e Laura Bush, Hillary Clinton. Una first lady. La nostra cultura (quella europea in generale, quella italiana in particolare) è molto diversa. Le mogli dei capi di Stato e dei primi ministri rimangono spesso nell'ombra. La riservatezza e la discrezione sono giudicate virtù essenziali. Franca Ciampi ha contribuito a rendere popolare il marito, ma senza mai rubargli la scena. E prima di lei soltanto altre due "prime signore" della Repubblica si erano conquistate l'attenzione dei cittadini e dei media: Vittoria Michitto, moglie affascinante di Giovanni Leone, e Carla Gronchi (sospettata persino di eccessiva ingerenza nelle decisioni politiche del marito). Carla Voltolina (da poco scomparsa) si rifiutò di apparire in pubblico accanto a Sandro Pertini; Ida Einaudi e Laura Segni rimasero sempre alcuni passi dietro ai rispettivi mariti. Lo stesso stile ha ispirato le compagne di vita dei presidenti del Consiglio, fino a Veronica Berlusconi, di cui si contano sulle dita di una mano le apparizioni pubbliche al fianco del marito. In un secolo e mezzo di storia nazionale l'Italia ha avuto una sola autentica first lady: la regina Margherita, di cui oggi ricorre l'ottantesimo anniversario della morte. Si spense a Bordighera (dove trascorreva frequenti periodi di riposo) il 4 gennaio 1926. L'affetto degli italiani fu testimoniato dalla straordinaria partecipazione popolare ai funerali. Il treno che mosse da Bordighera il 10 gennaio dovette fare sosta ad ogni stazione per consentire alle migliaia di cittadini presenti di manifestare il cordoglio della nazione intera. La salma fu tumulata l'11 gennaio al Pantheon, di fronte al sepolcro del suocero (e zio) Vittorio Emanuele II e sotto quello di Umberto I, di cui era rimasta vedova da oltre venticinque anni. Il loro era stato un matrimonio dinastico. Umberto avrebbe dovuto sposare Matilde d'Asburgo Lorena, che morì in un incendio pochi mesi prima delle nozze. Il padre ripiegò sulla nipotina ancora adolescente. Margherita era l'orfana di Ferdinando di Savoia, duca di Genova, fratello minore del re. Era stata educata a corte, e questo garantiva che sarebbe stata in grado di svolgere nel migliore dei modi il ruolo di regina. Il matrimonio fu celebrato a Torino nel 1868, quando lui aveva 24 anni e lei non ne aveva ancora compiuti 17. Fu in quell'occasione che il re Vittorio Emanuele istituì il corpo dei corazzieri, che ancor oggi costituiscono la guardia del capo dello Stato.Umberto non amava la cugina: era già da tempo infatuato della contessa Eugenia Litta, e la relazione era di dominio pubblico. Quando il sovrano fu assassinato a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci, Margherita si conquistò l'ammirazione dei sudditi per il suo comportamento: vegliò per tutta la notte la salma del marito, poi permise alla rivale di restare a lungo accanto alla salma del suo amante. Non l'aveva perdonata, ma sapeva come deve comportarsi una regina. Era già popolarissima, allora. Nei ventidue anni trascorsi sul trono si era sempre mostrata all'altezza del compito. Era riuscita a vincere le diffidenze della nobiltà nera romana che - dopo aver chiuso i portoni dei palazzi in segno di lutto per la fine del potere temporale del papa - accettò di partecipare ai ricevimenti al Quirinale; anche il popolino la adorava. Forse l'unico italiano a non essere innamorato di lei era il marito. Gli altri erano invaghiti dal suo comportamento. Giosuè Carducci la definì «stella ferma, candida, propiziatrice» per la sto