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di TIZIANO CARMELLINI TRA una settimana sarà un anno esatto.

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Un eroe del nostro tempo che aveva fatto della moto uno sport, una professione, non perdendo però mai di vista il concetto che lega questo «mezzo» stupendo all'idea di libertà. La pista? Roba da giovanetti anfetaminici, lui in testa aveva tutta un'altra moto: quella vera, senza box affollati, giovinette in minigonna e sponsor milionari spinti dalla tv. Grande appassionato dei continente africano, Meoni è stato protagonista per oltre dieci anni dei grandi raid, dalla Dakar al rally dei Faraoni, ultime espressioni sportive di un'avventura che nel corso degli anni ha lasciato inevitabilmente spazio alla tecnologia. E proprio per questo eccesso di progresso, per l'esasperazione che le grandi case (auto e moto) hanno imposto in quella che per lui era una sfida uomo-natura, che Meoni aveva deciso che quella dello scorso anno sarebbe stata la sua ultima Dakar. Fatale, come la voglia di confrontarsi con gli elementi a cavallo della sua moto, nel tentativo disperato di sentirsi libero in un mondo che ormai gli apparteneva sempre meno. Meoni aveva capito come girare all'interno di un circuito fosse un'altra cosa rispetto al viaggiare, seppur a duecento all'ora, su una pista sterrata con lo sguardo che si perde nell'orizzonte. Lo aveva capito e proprio per questo il suo vivere la moto era legato necessariamente ai grandi spazi, alla ricerca continua di nuovi itinerari, di nuove sfide. L'Africa gli era entrata nel sangue e difficilmente avrebbe potuto farne a meno nonostante le ripetute promesse alla moglie. «Questa è l'ultima, giuro. Poi appendo il casco al chiodo». L'ultima corsa, l'ultima volta da protagonista. Un arresto cardiaco ha interrotto la sua corsa durante l'undicesima tappa della passata edizione, in un tratto sabbioso tra Atar e Kiffa: inutili oltre quarantacinque minuti di massaggio cardiaco. Fabrizio Meoni aveva 47 anni, una grande passione per le due ruote e un'amore infinito per la «sua» Africa. È andato via così, inghiottito dalla sue dune... forse la fine che aveva sempre sognato.

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