di CARMEN GUADALAXARA «PANARIELLO? Lo vedo in questi giorni e spero - spiega Paolo ...
Bontà sua se farò parte del cast». Vallesi confida nell'amico e compaesano toscano per accedere al Festival di Sanremo 2006 e presentare così il suo nuovo lavoro che esce a distanza di cinque anni e dopo una profonda crisi creativa. «Grazie al reality sono riuscito a riconquistarmi quella fetta di pubblico che mi aveva "dimenticato" da dieci anni e quando mi guardo indietro, mi rendo conto di quante cose sono cambiate». Pupillo della talent scout Caterina Caselli, l'artista aveva raccolto i primi frutti della nuova collaborazione con il Festival di Sanremo del 1991, dove vince nella categoria "giovani" con "Le persone inutili". In quello stesso anno, sulla scia del successo tracciata dal brano di Sanremo, usciva il suo primo album, che, oltre a quella canzone, ne conteneva altre destinate a diventare familiari al grande pubblico. Nel 1992 Paolo Vallesi torna al Festival di Sanremo, questa volta - e di diritto - nella sezione "Big", per presentare una nuova canzone, "La forza della vita", con la quale conquista il terzo posto in graduatoria. Nel 1994 arriva il terzo album, "Non mi tradire", un tentativo ambizioso di fondere la propria vena melodica con un pop-rock più adulto e di respiro internazionale: il disco vede la partecipazione di illustri colleghi come Biagio Antonacci ed Eros Ramazzotti, suoi compagni di squadra nella Nazionale Cantanti. Una carriera entusiasmante. Poi cosa è accaduto? «Mi sono ribellato al sistema della mia casa discografica la Sugar che ha sfruttato la mia popolarità sino a spremerla del tutto. Volevano che le mie canzoni venissero scritte per gli adolescenti. Mi sono ribellato. Siamo finiti in tribunale e ho pagato la lotta ritrovandomi completamente bloccato da un punto di vista creativo. E poi - aggiunge l'artista - ho pestato i piedi a un "potere" troppo piu forte di me». Da anni impegnato con la nazionale cantanti nel ruolo di terzino sinistro ammette anche che il suo impegno nel sociale e la sua religiosità l'hanno aiutato A riprendersi. «Se ho cercato Dio? Credo che in realtà, invocarlo sia cercare se stessi, per trovare le giuste risposte. Io sono universale in questo perché penso che ci sia un unico Dio e ogni persona è sempre alla ricerca di Qualcuno, di qualcosa. Ma la ricerca è difficile, lunga, piena di dubbi, di mille sensazioni diverse. Io prego e lo faccio spesso e credo che anche la preghiera sia un momento di intimità, un attimo di bisogno, di richiesta di aiuto, per cercare di entrare in contatto. Penso che le persone che scrivono canzoni hanno dei momenti enormi di riflessione dove magari ti ritrovi davanti a un foglio bianco a voler scrivere tutto ciò che provi e senti. In qualche modo Dio entra sempre in questa riflessione».