In sala commedie e cartoons
È ancora il genere fantasy a mettere tutti d'accordo
Sono tre invece i filoni imperanti nelle sale delle feste: la commedia familiare, tra amara ironia e psicodrammi domestici; il fantasy per ragazzi che piace tanto anche agli adulti; e solo un paio di cartoni animati per i più piccoli. I box office dei primi titoli natalizi parlano chiaro: niente sorprese nè esagerazioni, visto che ancora una volta conquista il primo posto (incassando oltre tre milioni di euro) l'ultimo cinepanettone della ditta De Laurentiis-De Sica-Boldi, «Natale a Miami», diretto da Neri Parenti. Al secondo posto del boxoffice si fa spazio l'altra commedia natalizia made in Italy, «Ti amo in tutte le lingue del mondo» di Leonardo Pieraccioni: anche qui tante volgarità, ma di matrice toscana, tra intrecci sentimentali da soap e un melenso lieto fine. Decisamente più complesse e interessanti le commedie americane, che riflettono sul grande schermo famiglie in frantumi. A cominciare da «Parole d'amore» dei registi Scott McGehe e David Siegel, con Richard Gere che interpreta un professore di teologia ebraica, appassionato della Cabala (antica dottrina che riconosce alle lettere e alle loro infinite combinazioni un valore mistico). Quando scopre che la figlia diventa campionessa di spelling, il professore dimentica tutti gli altri membri della famiglia: la moglie depressa (Juliette Binoche) e il figlio incompreso (Max Minghella) sanciscono così la fine dell'unità familiare. Anche una commedia più leggera, come «Vizi di famiglia» di Rob Reiner, con Kevin Costner e Jennifer Aniston, mette in risalto la crisi di una donna, in fuga dall'altare per finire a letto con un ricco signore che aveva già sedotto la madre e la nonna: il film somiglia più a «Beautiful», pur facendo continuo riferimento a «Il laureato» di Mike Nichols del 1967. Non tralascia le ipocrisie familiari nemmeno Jim Jarmush, regista impeccabile dell'agro-dolce comedy «Broken Flowers», in cui Bill Murray, passivo e spiritoso interprete, va alla ricerca delle sue ex fiamme (Jessica Lange, Sharone Stone e Tilda Swinton) per scoprire in un finale open chi è la madre di suo figlio diciannovenne. I toni si fanno decisamente più violenti in «History of violence» di Cronemberg, con Viggo Mortensen che si trasforma in un padre di famiglia dal passato oscuro, sconvolgendo i ritmi quotidiani, oscillando tra l'amore e l'odio pur di difendere il suo territorio. Famiglia sì, ma non tradizionale, con nozze gay per cinque mamme che sbarcano a Madrid per i matrimoni dei loro figli, nella colorita commedia spagnola di Pereira, «Reinas», con Carmen Maura e Marisa Paredes. Nel genere fantasy, arrivano invece «Le cronache di Narnia» di Andrew Adamson (il padre di «Shrek») a mettere scompiglio tra il favololso, supertecnologico «King Kong» di Jackson e il puntuale «Harry Potter», ormai un adolescente che incarna le fantasie e le fragilità di tutti i suoi coetanei. Due, infine, i cartoons: il «Chicken Little» di Mark Dindal prodotto da Disney; e il più sofisticato «Kirikù e gli animali selvaggi» del francese Michel Ocelot, che al primo bimbo nero dei cartoons offre intelligenza e coraggio per combattere invidie e cattiverie nel mondo.