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«Io, dal porno a Brad Pitt»

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A chiamarmi fu un grandissimo di questo mestiere ancor oggi artigianale, Mario Maldesi. Il film era "Pane e cioccolata" di Franco Brusati con Nino Manfredi. Io dissi una sola battuta: "Sissignore!"». Col sorriso sulle labbra Pino Insegno, la voce di Viggo Mortensen (nella foto a fianco) in uno dei film di questo Natale "History of Violence" di David Cronenberg, ricorda i suoi primi passi nel mondo del cinema. Due volte Nastro d'Argento per questa specialità Insegno è fresco del doppiaggio dell'«Era Glaciale 2», tra breve in uscita, e di «The Producer» con la star di «Saturday Night Live» Will Ferrell. Attore famosissimo in tv ed a teatro (ha appena terminato uno spettacolo al Vittoria di Roma, esaurito ancor prima di cominciare e, da aprile, tornerà al Sistina con «Un po' prima della prima»), insegnante e fondatore della qualificatissima accademia di recitazione «Tuttinscena», Insegno non tradisce però il suo primo grande amore, il doppiaggio. «Quando ho cominciato io - spiega - era ancora un mestiere, anzi, un'arte che si tramandava di padre in figlio. Poi, con l'ondata delle soap, a partire dagli anni '80, a doppiare serie tipo "Febbre d'amore", "General Hospital" o "Quando si ama" furono chiamati altrettanti giovani che già stavano facendosi le ossa, malgrado non fossero figli d'arte. Tra loro c'ero anch'io, nel frattempo non mi ero fatto mancare nulla, nemmeno i porno». I porno? «Proprio così, non c'era una lira, e così molti di noi doppiavano i porno, che all'epoca erano film in 35 mm, come gli altri, non esistendo ancora né cassette né dvd. Ricordo l'imbarazzo di certe scene hard doppiate con colleghe che neppure conoscevo. In tre turni doppiavamo anche due film. Una volta, Serena Grandi, protagonista della "Signora della notte", un porno-soft, si lamentò perché i miei orgasmi erano più rumorosi dei suoi...Non male». Insegno, lei ha dato voce anche a molti dei "belli" di Hollywood. Che esperienza è doppiare Brad Pitt o Viggo Mortensen? «È fantastico. Quando ci sono provini per un film con una grande star di Holywood io m'impegno sempre per vincerlo perché, in quei casi, sono loro che prestano il corpo a me e non io la voce a loro. Il ruolo cui mi sono più affezionato è anche il più difficile: "L'esercito delle 12 scimmie", con un Brad Pitt psicopatico talmente bravo da meritare la sua unica candidatura all'Oscar. E poi come dimenticare la trilogia del "Signore degli anelli", in cui sono stato Aragorn, il protagonista maschile interpretato da Viggo Mortensen. E poi "Ray" di Jamie Foxx ("ma a cantare era Ray Charles, quello vero!" precisa) e di film di Keanu Reeves di Gus Van Sant...insomma, tanti. Ma è un lavoro che mi piace moltissimo. Perché un bravo doppiatore è sempre anche un bravo attore, mentre il contrario non sempre è altrettanto vero». In Italia il cinema è in crisi. E il doppiaggio in che condizioni si trova? «Il doppiaggio va bene perché ci sono ottime professionalità. Bravi doppiatori, bravi adattatori dei dialoghi, bravi tecnici del suono. Ed il livello è alto, specie rispetto alla tv od al cinema. E poi, nel doppiaggio, hai una certezza che non ha prezzo. E cioè che se il provino non lo vinci tu a vincere sarà comunque un altro altrettanto bravo. Le pare poco di questi tempi?».

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