Nel favolone di Narnia svetta la regina delle nevi
2005. C.S. Lewis, amico di J.R.R. Tolkien, di cui conobbe «Il Signore degli Anelli», fu autore a sua volta molta apprezzata di libri fantasiosi per ragazzi. Quelli di maggior successo cominciò a darli alle stampe nel 1950, sette romanzi di una serie denominata «Cronache di Narnia». Il primo, «Il Leone, la Strega e l'Armadio», pubblicato lo scorso novembre da Mondadori, è quello da cui è stato tratto il film di oggi, riletto con molta fedeltà da Andrew Adamson, il registra tanto apprezzato (e premiato) dei due «Shrek». La storia, perciò, è sempre quella di quattro fratellini che, sfollati in campagna per sottrarsi ai bombardamenti di Londra durante l'ultima guerra, finiscono, passando attraverso un armadio, in un misterioso regno sepolto dalla neve dominato da una terribile strega che, amante del gelo, ha spodestato un solare Re Leone prima sul trono, imprigionando tutti i suoi seguaci. Poiché una profezia la minaccia nel caso arrivassero lì degli umani, eccola, prima con blandizie poi con furori, cercano in tutti i modi di far morire gli intrusi, presto però soccorsi dal Re Leone, così impavido che, pur ucciso dalla Strega, riuscirà a rimettersi in sesto, vivo e vitale. Al centro di una gran battaglia conclusiva in cui, come d'uso nelle favole e anche in molti film, il Bene riuscirà a trionfare sul Male. Attorno, figure d'ogni tipo e d'ogni forma, castori, fauni, satiri mostruosi, centauri, topi cattivi, minotauri e altro. Per portare tutto questo su uno schermo, Adamson, com'è chiaro, si è servito largamente del digitale, accettando i personaggi umani con i loro volti, ma mescolandoli ad altri o del tutto ricreati al computer o combinati in modo da essere in parte interpretati da attori e in parte ricostruiti con trucchi ed effetti speciali. Il risultato, dal punto di vista tecnico, convince meno quando in scena ci sono questi ultimi, in generale però lo spettacolo funziona, specie quando sono in campo tutti quegli animali finti che parlano (il Re Leone, si noti, ha nella versione italiana, la voce di Omar Sharif). Poi ci sono delle cornici nevose molto suggestive e Tilda Swinton, che vi regna pallida e ghiaccia, vi fa la sua figura e una figura indubbia fa di certo anche quella battaglia finale in cui i ritmi, i colori e i suoni non fanno mai difetto. A parte Tilda Swinton, però, gli altri personaggi-attori convincono poco, specie i quattro fratellini, piuttosto insulsi. Ma in fondo è una favola, anzi, un favolone. Lo si prenda così com'è.