Angela Luce: «Sono nata con il teatro nel sangue»
La mia ultima interpretazione cinematografica è piaciuta molto al pubblico. Un film stupendo. Un film che regala emozioni». Come ha incontrato Pupi Avati? «Il magico Pupi inizialmente non voleva scritturarmi. Sosteneva che ero troppo giovane e bella per il ruolo. Al primo incontro tornai a Napoli sconfortata. Passata qualche settimana il mio agente mi comunicò di aver firmato il contratto. Ho rivisto il regista a Roma in occasione della prova costumi. Sono scoppiata a piangere dalla gioia». E lui? «Mi chiese il motivo delle mie lacrime... Risposi che non si piange solo di dolore ma anche di gioia». Perché non si è mai sposata? «Ho commesso molto errori che hanno arricchito la mia anima di donna. Per questo non mi sono sposata. E poi un mio caro compagno non c'è più. Ho comunque desiderato molto avere un figlio, ormai è troppo tardi». E come ha compensato questa perdita? «La mancanza di un compagno è qualcosa che ti rende davvero una donna diversa. Ho continuato a vivere con tristezza. La mancanza di un figlio è stata compensata da quattro nipoti». Napoletana purosangue? «Napoletana al cento per cento. I miei genitori erano napoletani. Mio papà faceva l'artigiano, un maestro calzaturiero, mia mamma si dedicava a creare fiori con la stoffa». L'infanzia felice? «Ho trascorso un'infanzia felicissima. I miei genitori erano persone straordinarie». Ha studiato poco? «I miei studi si sono interrotti con la quinta elementare, non ho studiato né canto, né recitazione. Sono un'autodidatta. Ascoltare significa imparare, apprendere e capire. Il teatro era nel mio Dna. Anche la canzone». È stato sempre facile? «Il mio cammino non è stato facile, ho provato tante amarezze e ho ricevuto anche qualche pugno in faccia. Ho davvero impiegato cinquant'anni per diventare Angela Luce, ho dovuto lottare contro il razzismo delle mie origini napoletane, la mia bellezza qualche volta ha nuociuto alla mia carriera. Ma sono Angela Luce e voglio restare per sempre Angela Luce».