L'Italia in tre milioni di scatti
L'Istituto Luce mette a disposizione sul suo sito il patrimonio di immagini raccolto in 80 anni di vita
Storia nel senso più ampio del termine: fatti, personaggi, costume, società, gusti, tendenze, cronaca, mode, eventi. Tutto quel che può contribuire a raccontarci "come eravamo", e con quali emozioni abbiamo affrontato i regimi, le guerre, la povertà e il benessere. A partire da gennaio tutto questo materiale finirà su internet, nel sito dell'Istituto Luce (www.luce.it), la principale fonte documentaristica e cinematografica di cui l'Italia disponga, da quasi ottant'anni. Fondato nel 1924, entrato in attività due anni più tardi, il Luce svolse un ruolo politico importante nel Ventennio. Un ruolo "istituzionale". Basta leggere l'articolo 2 del Regio decreto n. 122 del 24 gennaio 1929, firmato da Vittorio Emanuele III, che dettava l'ordinamento dell'ente: «L'Istituto Nazionale Luce ha per iscopo la diffusione della cultura popolare e dell'istruzione generale per mezzo di visioni cinematografiche e di riproduzioni fotografiche messe in commercio o distribuite a scopo di propaganda nazionale in Italia ed all'Estero, nonché per mezzo del cinema parlante e sincronizzato». Propaganda: parola magica, a quei tempi. Pochi sanno quale fosse l'acronimo (un po' faticoso) della sigla scelta per l'istituto: L'Unione Cinematografica Educativa. È evidente (e lo capirono tutti, all'epoca) che più dell'acronimo contava l'assonanza con il titolo che Lui si era attribuito. E il Duce era molto sensibile ai nuovi mezzi di comunicazione: al cinema e alla fotografia, appunto. Qualche anno più tardi - nel 1937, negli studi cinematografici di Cinecittà fu girato (e l'Istituto Luce entrò nel consorzio produttivo) il primo kolossal italiano, «Scipione l'Africano». Mussolini si presentò sul set per assistere alle riprese della battaglia di Zama, quella in cui (con un paragone storico che inorgogliva il fascismo) il condottiero romano sconfisse Annibale. Scipione era interpretato da Annibale Ninchi, che recitava con un'enfasi molto mussoliniana. Al termine delle riprese, il Duce si avvicinò a Camillo Pilotto (che aveva dato il suo volto ad Annibale) e gli disse: «Le abbiamo prese, eh?». Il testo del Regio Decreto del 1929 è pubblicato in un volumone («Fonti d'archivio per la storia del Luce, 1925-1945», curato da Marco Pizzo e Gabriele D'Autilia) nel quale si trovano molte curiosità sfiziose sulle regole "interne" dell'istituto: come dovevano essere usati mezzi e apparecchiature, quali riguardi dovevano essere riservati nelle riprese ai gerarchi, e persino (frutto di informative riservatissime) quali gomitate si davanti i dirigenti fra di loro per apparire più fedeli al regime (e aspirare a ghiotti sviluppi di carriera). Uno spaccato di un'Italia nella quale cambiano i regimi, ma non i sistemi. Ad aver pazienza (e a leggere riga per riga le oltre seicento pagine di documenti) di chicche se ne potrebbero trovare chissà quante. Nel dopoguerra l'Istituto Luce ha vissuto lunghi periodi di difficoltà, contraccolpo della "damnatio memoriae": l'essere stato uno strumento prono alle direttive del Minculpop. L'archivio rischiò addirittura di essere distrutto, e fu Giulio Andreotti a salvarlo dai camini dei talebani della democrazia. Ha ripreso credibilità e vigore da quando le televisioni (e soprattutto la Rai) hanno attinto ai suoi archivi per molti preziosi documentari (quelli, per citare qualche autore particolarmente noto, di Minoli, Caracciolo, Bisiach, Olla). Adesso - grazie anche all'impulso di un presidente entusiasta e dinamico, Andrea Piersanti - il Luce affronta le sfide delle nuove tecnologie della comunicazione. Ha firmato contratti per fornire immagini sui cellulari, si sta impegnando nel digitale terrestre, sta catalogando e digitalizzando l'archivio fotografico per la titanica impresa che porterà su Internet tre milioni di fotografie a partire dal prossimo mese. Un archivio monumentale a disposizione non solo degli studiosi, ma di tutti, e in ogni parte del globo. Un altro strumento indispensabile per creare quell