Tornano gli Strokes e il rock made in Usa si fa più epico
La «First Impression of Earth» della nota band rock americana è disseminata nei 14 brani del nuovo album che i quattro musicisti (due chitarre, un basso, una batteria) e il cantante Julian Casablancas hanno eseguito giovedì sera per i pochi privilegiati che hanno potuto assistere al loro show-case, al Transilvania di Milano. «You Only Live Once» («Vivi una volta sola»), il motivo che fa da sigla trainante al terzo cd degli Strokes e le altre canzoni usciranno su Rca negli Stati Uniti il 3 gennaio 2006, mentre in Italia i fans della band dai timbri epici potranno trovarli con tre giorni d'anticipo, già dal prossimo 30 dicembre. «Per "First Impression of Earth" abbiamo lavorato con un nuovo produttore, David Kahne; mentre Gordon Raphael, con cui avevamo preparato i due precedenti album, «Is This It» e «Room on Fire», ci ha assistito in tre brani del nuovo cd - ha spiegato il batterista di origine italiana Fabrizio Moretti, fortunato compagno dell'avvenente attrice Drew Barrymore - Ci aspettiamo molto da questo nostro lavoro. Molti fra quanti l'hanno ascoltato ci hanno detto che è bello, qualcun altro, invece, l'ha giudicato una balla. Vedremo che cosa ne penserà il pubblico». Dall'incalzante «Juicebox» al gotico «Heart in a Cage», dal rock melodico di «Razorblade» all'impronta musical di «On The Other Side», i nuovi motivi confermano lo stile anni '70 della vostra band, sul genere Velvet Underground o Beach Boys. Sono questi i vostri riferimenti musicali? «La musica è un linguaggio universale - ha commentato il cantante Julian Casablancas - Noi ascoltiamo da sempre musica di ogni tipo e di tante band, ma non ci lasciamo influenzare, anzi la evolviamo. Probabilmente, ciò che ci piace ci rimane dentro e quando componiamo i nostri brani si sviluppa una sedimentazione musicale che va a far parte delle nostre composizioni». Qualcuno ha notato un certo addolcimento della sua voce, notoriamente, strofinata con la carta vetrata. «Non sono d'accordo. Credo che la mia voce sia sempre la stessa. Chi la trova più dolce, forse è condizionato dall'abitudine ad ascoltarla e dal fatto che essa non è più una sorpresa. Credetemi, la mia voce non è cambiata. E ne sono più che felice». Sul palco non vi muovete molto: è una scelta? «Preferiamo non dimenarci. Siamo convinti che debba essere il pubblico ad agitarsi e a ballare, sollecitato dalla nostra musica».